Percorso

Pau, o le sue prigioni

Ancora pochi giorni prima dell’arrivo in sala di “Jimmy della collina” del regista cagliaritano. Il film tratto dal romanzo di Massimo Carlotto presenta la dura realtà del carcere e il riscatto della comunità di recupero. Una storia forte per un messaggio rivolto ai giovani. di Maria Elena Tiragallo

Pau e Adamo Uscirà ufficialmente il 4 aprile nelle sale il film diretto da Enrico Pau, “Jimmy della collina”. Proiezioni al Cinema Odissea di Cagliari, (ore 17, 19.15, 21.30) al Cinema Galaxy di Sestu e al Cineworld di Iglesias, anteprima questa sera al Cineworld di Cagliari alle 20.30.
Presentato alla stampa, questa mattina, il film, “Jimmy della collina” di Enrico Pau, tratto dall’omonimo romanzo di Massimo Carlotto, sposta l’azione dalla campagna veneta alla Sardegna nel raccontare del quasi diciottenne Jimmy che, rifiutando un futuro nella raffineria di Sarroch,  preferisce darsi ai furti insieme ad alcuni compagni che lo tradiscono e  finisce in un carcere minorile. Trampolino di lancio per il racconto è proprio l’impatto con il carcere, con la disperazione che consegue alla convivenza forzata con altri detenuti e all’obbligo di rinuncia al sogno di fuga  in Messico.

La conferenza stampa In seguito a un atto di autolesionismo, Jimmy viene trasferito nella comunità di recupero di Don Ettore Cannavera, dove le condizioni di vita sono  decisamente migliori. Jimmy soffre del fatto di dover rinunciare alla fuga  come simbolo di libertà rispetto alle prospettive che la vita reale sembrano offrirgli. Un finale sospeso, ci lascia con Jimmy sempre tormentato, che osserva il mare, unica icona di confine che trasmette speranza. <<Amo i film che si chiudono lasciando dei dubbi, non c’è una catarsi, nella scena finale la cosa più importante è quella di guardare il mare come inizio di una nuova vita>> ha detto il regista.  

Cinque settimane di riprese tra il novembre e dicembre 2005, a Cagliari, nel carcere minorile e nella comunità, esistente realmente, “La Collina” di Don Ettore Cannavera, a Sarroch,  per un lungometraggio, dal costo di circa 500 mila euro, la cui gestazione è stata lunga. «Quando abbiamo iniziato a girare il film non sapevamo di arrivare nelle sale.
 
Jimmy della collinaL’Istituto Luce ci ha offerto di distribuire il film per una settimana di programmazione. Grazie ad Aranciafilm, che con grande amore sta rinnovando l’idea di distribuzione, avvalendosi non solo della sala, ma anche di incontri tra pubblico e registi, coinvolgendo lo spettatore, siamo arrivati alla sala, non solo a Cagliari. Infatti, il 20 e il 21 il film sarà a Roma, Genova, Torino, Firenze e  a Milano a maggio - ha proseguito Enrico Pau. La produzione è della X Film di Roma del giovanissimo Guido Servino. Abbiamo avuto una piccola quota dalla Regione Sardegna e da alcune istituzioni locali: il film è girato fra le città di Cagliari, Sarroch, Quartucciu, Serbania. Una parte consistente del budget è arrivata da una fondazione privata sarda, la Ope, una cooperativa di costruzioni formata anni fa in Sardegna da un gruppo di muratori. Nel tempo è diventata un'importante realtà imprenditoriale che investe anche nella cultura. Sono felice perché il film incontra il pubblico che è importantissimo in quanto dà il senso al tuo lavoro. L’emozione, per me, è quella degli incontri, mi reputo fortunato per aver trovato persone con cui condividere quest’esperienza».

Valentina Carnelutti Jimmy sintetizza le tante storie dei ragazzi passati nel carcere minorile e che hanno vissuto l’esperienza del recupero all’interno della comunità. Che traccia ha lasciato nei protagonisti quest’esperienza? «E’ difficile dirlo - ha risposto Valentina Carnelutti, protagonista femminile, ispirata al personaggio reale di Antonio, un ragazzo, che scontata la pena è rimasto nella comunità di Don Ettore, diventando uno dei suoi più stretti collaboratori - io sono arrivata all’improvviso in questo film, avevo l’ansia  di non esser in grado rispetto alla storia, temevo di ferire chi  ha vissuto realmente delle esperienze simili. Interpreto Claudia, che è stata violentata, ha ucciso e poi arriva in carcere, così mi sono rivolta a uno psicoanalista e mi ha raccontato i dettagli della normalità di queste persone. Il dono più grande è un’empatia con una porzione del mondo che non pensavo di poter provare in maniera così decisiva, ora collaboro con il carcere di Roma per un laboratorio di scrittura». Non tarda ad arrivare la voce di Nicola Adamo, nelle vesti di Jimmy:  «E’ stata - ha detto - l’unica possibilità di venire a contatto con la realtà del carcere, un’esperienza bellissima perché è stato forte emotivamente lavorare con i carcerati. Per una volta ho respirato davvero quella che è la vita in carcere».
 
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