Percorso

Mi piacerebbe lavorare con Gianfranco Cabiddu

E’ il sogno nel cassetto dell’aiuto regista di Carlo Verdone, legato alla Sardegna per le sue origini.   Un figlio d’arte, arrivato per caso nel mondo del cinema. Premiato a Cinecittà in occasione della manifestazione dedicata alle maestranze. di Maria Elena Tiragallo
 
Inti CarboniLa seconda edizione del “Premio Cinecittà Holding”, dedicato alle maestranze e alle figure tecniche del cinema, ha visto come vincitore un cineasta con forti legami con la Sardegna.
Nella sala “Federico Fellini” di Cinecittà, alla presenza di moltissimi personaggi del mondo dello spettacolo, Inti Carboni, di origini sarde, si è aggiudicato il premio, raffigurante la testa della Minerva realizzata da Danilo Donati per il film “Casanova” di Federico Fellini, come aiuto regista nel film “Nero bifamiliare ” di Federico Zampaglione.
Ha vinto il “Premio Cinecittà Holding” delle maestranze. Che importanza ha per il suo lavoro?
Sicuramente una grossa soddisfazione personale! E' la prima volta che la mia categoria professionale riceve un premio.

Come sono stati i suoi esordi nel mondo del cinema? Che scuole ha fatto?
I miei studi sono sempre stati abbastanza estranei al mondo del cinema, non pensavo neanche di lavorarci. Poi però, durante le vacanze estive, ho cominciato a fare dei lavori in alcuni festival cinematografici: portavo, fisicamente, le pellicole nella cabina del proiezionista del “Mystfest” di Cattolica.
Parte della mia famiglia ha sempre lavorato nel cinema, da generazioni. E' stato naturale quindi per me cominciare sul set, come da tradizione, da volontario non pagato come ultimissima ruota del carro della troupe. Dopo un paio di lavori da volontario ho conosciuto alcuni aiuti registi che hanno avuto fiducia in me e mi hanno cominciato a far lavorare, questa volta pagato!...
 
Inti CarboniQuanto può contare la scuola di cinema?
La scuola di cinema, nello specifico il Centro Sperimentale, ha formato e continua a formare tantissimi talenti dello spettacolo. Certamente, essendo un mestiere abbastanza competitivo, la soglia di successo, rispetto a quello che il mercato offre è ahimè molto bassa.
Oltre al Centro Sperimentale tante altre scuole professionali  come il CineTV oppure l'Accademia della Moda, per fare degli esempi, contribuiscono a formare altri talenti.  L'introduzione nel mondo del lavoro però avviene quasi solamente attraverso l'apprendistato. Alla fine della scuola bisogna ricominciare quasi da zero.
 
In che cosa consiste il suo lavoro?
Nel riuscire a inquadrare nella griglia di una struttura industriale un prodotto artistico: schematizzare, pianificare e mettere in opera una sceneggiatura entro certi parametri economici e di tempo. A seconda del film, del produttore e del regista, bisogna reinventarsi e cercare di trovare dei compromessi utili a tutti.
Un aiuto regista è allo stesso tempo un pianificatore, un diplomatico, un sergente,uno psicologo...
 
L'aiuto regista si occupa della perfetta pianificazione del film sia in fase di preparazione sia in fase di riprese. Cosa le piace di più?
Una buona preparazione permette che  al momento delle riprese gli imprevisti si riducano al minimo. Un regista è una persona che ha una visione e che deve comunicare questa visione il più possibile ai suoi collaboratori per farla mettere in opera. A volte non è facile, ma con l'aiuto di elementi visivi, musiche, atmosfere e più riferimenti possibili si può arrivare ad un set dove le cose funzionano in maniera eccellente.
 
Quali sono le prime cose di cui un aiuto regista deve tener conto?
La legge di Murphy. Prepararsi al peggio. Avere sempre un piano B. E un piano C!!!
 
Carlo VerdoneHa lavorato come aiuto regista con diversi registi italiani, Verdone, Montaldo, Zampaglione, Martelli. Cosa ha imparato da ciascuno di loro?
Da Carlo Verdone quanto è importante l'allegria su un set. Da Montaldo, il rigore produttivo incredibilmente misto all'improvvisazione artistica. Da Zampaglione la testardaggine che serve per arrivare ai risultati voluti. Da Giacomo Martelli: se qualcosa non è stato mai fatto prima non significa che sia impossibile, ma solo che nessuno ci ha provato.
 
Chi ama ricordare maggiormente?
Fra i miei maestri, il grandissimo aiuto regista spagnolo Kuki Lopez Rodero . I primi mesi di lavoro insieme da assistente mi sentivo come il soldato Palla Di Lardo di "Full Metal Jacket", gli ultimi mesi ero uno dei suoi più stretti collaboratori e amici. L'insegnamento a volte non passa per le maniere dolci...
 
Perchè ha scelto di andar via dalla Sardegna?
E' stata una scelta obbligata. Sia la facoltà “Scienze Politiche”  che volevo seguire sia il mondo del cinema, erano a Roma. Quasi tutta la mia famiglia viveva a Roma: i miei genitori erano "emigrati di ritorno".
 
Cosa pensa del cinema italiano?
Il cinema italiano ha moltissimi talenti tecnici, molti talenti creativi, pochi amministratori illuminati e pochissimi produttori con una visione artistica e commerciale adatta al XXI secolo. Ai successi del cinema ultracommerciale,sacrosanto per la sopravvivenza di un’industria, viene opposto un cinema, per la maggior parte, noioso e visivamente brutto. Come dimostrano i film del periodo d'oro italiano, e i film dei giovani europei contemporanei, un film non commerciale non deve essere per forza povero nella forma e noioso sino alla morte! I pochi veri talenti escono fuori comunque, lottando con le unghie e con i denti, ma è sempre più vero che invece del talento in Italia, non solo nel cinema, contano le affiliazioni politiche e il clientelismo.
Tanti giovani, ormai, sono quelli che provano la strada dell'emigrazione, come se fossimo nell'800.
 
Conosce il cinema sardo?
Conosco dei registi sardi, non conosco abbastanza le produzioni indipendenti
dell'Isola per poter dare un giudizio.
 
Gianfranco CabidduConosce i registi sardi. Con chi le piacerebbe lavorare?
Mi piacerebbe lavorare con Gianfranco Cabiddu. E’  un regista interessantissimo, i suoi lavori sono sempre stati molto belli e unisce sempre grande professionalità a una  profonda umanità.
 
Quali sono i suoi progetti futuri?
Sto lavorando alle riprese in Italia di un film americano di cui non posso parlare. Nonostante sia un segreto di Pulcinella, mi hanno fatto firmare un accordo confidenziale e non vorrei ritrovarmi a vendere la mia collezione di dischi al Bastione per pagare gli avvocati e la Sony Pictures... L'unica certezza del mestiere che faccio resta la precarietà. Si va avanti progetto per progetto e per ora dopo giugno non ho niente.
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