Sondaggio: film sulla Shoah è ora di dire basta?
Negli Stati Uniti scoppia una rivolta dei critici ebrei americani: basta con i film su questo tema, dicono. E’ giusto ricordare, ma non ossessionare il pubblico con troppe pellicole sulla Shoah, ciò mentre nei cinema di tutto il mondo escono quasi contemporaneamente cinque film al riguardo . Cosa pensano i lettori di Cinemecum? Dite la vostra con il sondaggio!
di Alessandro Matta
I critici americani sono tutti d’accordo: basta con le pellicole sull’Olocausto. Mentre nelle sale statunitensi escono ben cinque film, dedicati al genocidio perpetrato nei lager nazisti. L’allarme è stato lanciato dai delle maggiori riviste americane, dal settimanale “Time” al “Village Voice”, da “The Nation” al “New York Times”. I film prodotti negli ultimi anni sono veramente troppi e rischiano di trasformare la tematica in un vero e proprio trend cinematografico tutto suo, definito “pornografia della Shoah”.
Sono molti gli americani, quasi tutti ebrei, che dichiarano che le pellicole sulla Shoah rischiano di portare a un risultato esattamente opposto a quello sperato, specie quando sono stati vinti dei premi. Il rischio è che si diffonda sempre di più la convinzione che gli ebrei comandino nel mondo del cinema imponendo ogni anno l’uscita di film su questo tema (cosa non vera). Alcuni critici si son spinti a dichiarare che anche film come “La vita è bella” o “Schindler's list” sono stati troppo sopravvalutati con conseguenze aberranti. Nelle sale americane arriva “Defiance” del regista Edward Zwick, la storia (vera) di tre ebrei che riescono a fuggire da un campo di concentramento polacco e si nascondono nelle foreste della Bielorussia. Zwick (regista di “Glory”, “Courage under fire” e “Blood diamond”) ha scritto nelle pagine del “New York Times” di essere stato lì per rinunciare al progetto: «Sentivo anch’io una certa stanchezza psicologica per i film dell’Olocausto, scossi la testa dicendo: Oh, no, un altro progetto sulla Shoah, ma la sceneggiatura era così splendida che decisi di firmare il contratto». Il film è ora candidato anche al “Golden globe” .
Segue “Il bambino con il pigiama a righe” di Mark Herman, in cui Bruno, il figlio di otto anni di un nazista, diventa amico di un coetaneo ebreo conosciuto attraverso il filo spinato di un campo di concentramento; in arrivo anche “The reader” di Stephen Daltry con Ralph Fiennes ( già comandante del campo di Lavoro di Plaszow in “Schindler's list” di Spielberg), dove uno studente di legge aveva avuto una scottante love story con una donna più vecchia di lui, durante la seconda guerra mondiale, la incontra nuovamente nei panni dell’avvocato, in tribunale, dove lei si deve difendere dalle accuse di atroci crimini nazisti. Altro film sulla Shoah di prossimo arrivo è “Adam Resurrected”, la storia di un acrobata del circo interpretato da Jeff Goldblum , il quale, dopo essersi salvato miracolosamente dalle camere a gas, dedica la sua a salvare gli ebrei. Il prossimo 30 gennaio sarà la volta di “Operazione Valchirya”, sul tentativo di assassinare Adolf Hitler il 20 luglio 1944 ad opera di alcuni generali tedeschi capeggiati dal colonnello Von Stauffenberg (interpretato da Tom Cruise ).
Infine, quinto film sulla Shoah prossimamente nelle sale è “Good” in cui lo scrittore John Halder (Viggo Mortensen) viene lentamente reclutato dai nazisti. Aveva scritto un libro sull’eutanasia che il Terzo Reich vuol trasformare in una Bibbia per l’eliminazione delle «etnie inferiori». Lui si lascia trascinare e, poco per volta, si ritrova invischiato nell’orrore dei lager tedeschi, mentre Hitler fa di lui un eroe, elegante nella sua uniforme da Ss, risposato con una donna molto più giovane e attraente della sua prima e fedele moglie. Il primo a chiedere la moratoria dei film sull’Olocausto è stato il critico della testata “The Nation”, Stuart Klawans, che ha scritto: «Come molti altri ebrei anch’io, negli anni Ottanta, ero a favore di pellicole coraggiose come “Schindler's list”. Quando mi chiesero di quanti film sullo sterminio ebraico avesse bisogno la nuova generazione per non dimenticare, risposi che sarebbero dovuti essere sei milioni, uno per ogni vittima. Adesso abbiamo esagerato.
Questi film rischiano di inventare un passato che non è mai esistito. E per ricordare la vera storia della Shoah presto dovremo dimenticare questi film. Molti produttori ebrei speravano che il resto del mondo, vedendo queste storie della nostra tragedia, avrebbero pianto dicendo: “Voi ebrei avete tutto il diritto di avere il vostro stato e di difendervi in esso”. Ma nell’orrore dei miei confratelli nessuno sta venendo in nostra difesa. Ricordo ancora la storia di una scuola di bambini neri che li portò a vedere “Schindler's list” per insegnare loro la storia del nostro genocidio. Ma gli scolari al cinema scoppiarono a ridere o a sghignazzare perfino davanti alle scene più violente».
Vista la polemica appena esposta, pubblicata nelle colonne del “New York Times”, mi rivolgo ai lettori di Cinemecum: cosa pensate? Siete d’accordo con l’allarme lanciato dai critici americani, oppure non è così, purchè ogni film sulla Shoah venga fatto tenendo fede della verità storica (come penso io)?
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