''Deadpool'' di Tim Miller
Il super(poco)eroe che fa sesso e parla con il pubblico. di Luca Crippa
“Deadpool” - USA 2016 - 108 min. - Regia di Tim Miller
Una volta tanto non si è buttata via l’acqua sporca con il bambino. La legge, per cui a ogni reboot vengono sempre cambiati gli attori, è stata infranta con questo film che in realtà spezza molte regole.
Nel 2009 Ryan Reynolds, un attore che ha in curriculum qualche flop (Lanterna Verde, R.I.P.D.), aveva interpretato un simil Deadpool in Wolverine. Le origini. Anche qui, il suo lavoro è stato reso vano dal fatto che la saga degli X-Men (un pò caotica in fatto di continuità, e, ricordo, slegata dall’universo Marvel di Iron Man, Captain America e altri, in quanto i diritti appartengono alla Twentieth Century Fox) è ricominciata daccapo con il viaggio nel tempo passato in X-men: days of future past.
Ecco l’occasione quindi per la Fox, dopo lo scivolone Fantastic 4, di sfruttare un personaggio di punta dei fumetti Marvel, ricostruendo in modo diverso il personaggio e avvicinarlo al cartaceo. E stavolta, invece di cambiare attore, hanno proseguito con Ryan Reynolds. Un reboot, ma in pratica un reboot della time-line. In questo cado il buon Ryan l'ha spuntata: innamorato del personaggio ha persino contribuito a produrre il film pur di tenersi la parte.
Parliamo un pò del personaggio. Nato nel 1991 nella collana New Mutants n. 98, inventato da Fabian Nicieza ai testi e Rob Liefeld ai disegni, ha incontrato un successo crescente fino ad avere la sua testata nel 2008, scritta da Daniel Way.
È stata chiusa e rilanciata ora con gli scrittori umoristici Gerry Duggan e Brian Posehn e alle matite Tony Moore. Il personaggio è stato creato come “caricatura” di un personaggio DC comics, Deathstroke, nome reale Slade Wilson. Il vero nome di Deadpool è Wade Winston. Altre cose in comune, sono killer a pagamento, sono maestri di katana, il volto coperto. La sua caratterizzazione (partendo già da uno scherzo) è andata a definirsi in modo sempre più surreale e comica. Parla in continuazione, è fan di situation comedy, gioca sfacciatamente su doppi sensi e volgarità, e inoltre “esce” spesso dalle storie per parlare con il lettore, realizzando (al contrario degli altri personaggi) di essere in un fumetto.
Le origini sono complesse: canadese, figlio di un militare che lo porta in giro per il mondo, dopo il suo assassinio si arruola nell’esercito ma viene espulso per il suo comportamento esuberante. E scopre di avere ereditato dalla madre una forma precoce di cancro. È qui che si offre volontario per le ricerche dell’esercito sui mutanti e sul fattore rigenerante di Wolverine. L’esperimento fallisce, apparentemente, e viene mandato in una struttura dove gli “errori”, sono affidati al dottor Killebrew e il Sorvegliante (Francis) che compiono esperimenti non autorizzati. Vicino alla morte, in realtà ha una relazione con Morte stessa, il suo fattore rigenerante si scatena, lasciandolo completamente sfigurato dal cancro, ma praticamente immortale, capace di rigenerarsi istantaneamente da qualsiasi cosa. Inoltre non mancano forza, velocità, agilità moltiplicate. Ne segue la fuga, il combattimento con il Sorvegliante e una lunga carriera di mutante mascherato, killer a pagamento, spesso in bilico tra essere l’eroe, l’anti-eroe, il criminale.
E passiamo al film.
Ottava pellicola della saga dedicata agli X-men, è diretto da Tim Miller (regista e supervisore di effetti speciali, ha vinto un Oscar per il miglio cortometraggio animato, Gopher Broke) interpretato da Ryan Reynolds, Morena Baccarin nel ruolo dell’amata Vanessa, una ex prostituta, Ed Skrein nel ruolo del cattivissimo Ajax/Francis. Inoltre Andre Tricoteux e Brianna Hildebrand interpretano gli X-men Colosso (già apparso nei precedenti film degli x-men ma con un altro attore) e Testata mutante negasonica.
La storia riprende molto la sceneggiatura del fumetto, e per il fan è una pioggia di citazioni e riferimenti.
Per il pubblico sono irresistibili i siparietti in cui l’eroe oltre a sfondare cose e persone, sfonda appunto la quarta parete come raramente si è fatto a livello cinematografico, parlando con lo spettatore, usando i nomi degli attori, confondendo in un metagioco vorticoso la finzione con il prodotto cinematografico e la realtà.
La storia è simile alle origini del fumetto, interessante il modo di riallacciarlo agli x-men usando il personaggio di Colosso (anche questo cambiato dai primi x-film causa restart temporale?) e di renderlo più digeribile al pubblico inserendo una storia d’amore, ma fortunatamente per nulla melensa.
Sesso, scene di nudo, doppi sensi, violenza splatter, rendono il film, vietato ai minori non accompagnati in america, un esperimento più ardito nel panorama del suo genere e aderente allo spirito del comic. Non il primo, ma il primo per un Marvel prodotto.
Giudizi positivi da parte dei critici, 83% di critiche positive per Rotten Tomatoes. Gli incassi hanno battuto moltissimi record, 12 milioni di dollari nelle anteprime.
Se vogliamo trovare delle pecche, possiamo dire che per la trama non ci sono stati grandi sforzi. Ben presentata con salti nel tempo tarantiniani per spiegare dopo cosa succede adesso, ma, in fondo, tolto Deadpool, c’è solo un cattivo un pò piatto e scontato, l’esperimento venuto male, la vendetta, la bella da salvare.
E inoltre, proprio perchè tanto si è fatto per essere aderenti al personaggio del fumetto, la storia d’amore è un po’ una stonatura (almeno, il giorno di San Valentino, si poteva spacciarlo alla fidanzata come film romantico, come ironicamente suggeriva qualche pubblicità) e soprattutto mette un quesito sul comportamento da antieroe dissociato che dovrebbe continuare nei prossimi film. Per far funzionare la love story anche il volto di Deadpool non è stato reso cosi disgustoso come nei disegni.
Consigliato.
Curiosità:
Troppe. Tantissime citazioni di film, da Freddy Kruger a Stallone, da Star Wars ai rivali Marvel Studios.
Ovviamente, non perdete la scena dopo i titoli di coda.
9 marzo 2016