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Percorso

"A ben guardare" il Poetto di Cagliari è una spiaggia stupenda

La recensione dell’ultimo libro di immagini di Giancarlo Cao. di Salvatore Pinna

Stazione balneare Golfo degli AngeliChe bello andare al Poetto senza muoversi da casa, percorrere otto chilometri di spiaggia ancora stupenda, sostarvi d’inverno quando lo si può ammirare con le sue ferite aperte, con la laguna che si forma sull’arenile dopo le piogge e le mareggiate, replicando quella che si apre alle sue spalle dopo l’asfalto, in un entroterra che è ancora in qualche modo mare.

Basta avere tra le mani un baedeker alquanto speciale. Si intitola “A ben guardare. Prove di paesaggio al Poetto” (VerbaVolant Video, 2013, p.184, € 42,00). In esso ci sono, disseminate in 182 pagine, 250 fotografie a colori che raccontano vari aspetti del litorale. Siccome il libro è strutturato come un documentario di carta, inizia con tre “inquadrature” d’ambientazione con i nomi dei luoghi, i confini, un po’ di storia, una bussola per orientarsi tra i concetti di paesaggio e di panorama. Servono a misurare i desideri del visitatore, a non spingersi troppo in là con le pretese.

Stazione balneare Golfo degli AngeliSi parla di paesaggio incontaminato, vicino a un’idea di integrità originaria. C’è un’idea, meno pregiata, di panorama, più vicina al pittoresco (la veduta di una città sullo sfondo della montagne). C’è infine una terza possibilità che qualifica il paesaggio come un incontro tra natura e opere dell’uomo. È un compromesso ragionevole tra l’inaccessibilità del “sublime originario” e la minaccia dell’ “orrido”. Facciamo un esempio che non ci allontani troppo dal Poetto, quello delle saline di Molentargius. Il paesaggio naturale è fuori discussione. Le ruggini dei vecchi macchinari sono lontane da un’idea del bello come perfezione, ma trasmettono il fascino sommesso delle tracce dell’ingegno e della fatica dell’uomo. Ecco un esempio di incontro tra Cultura e Natura e un indizio di paesaggio. Chiariti i concetti il Poetto fa ora il suo autoritratto in cui svela un piccolo retroscena: le immagini che si inseguono e si richiamano, si compongono e si affrontano tra le pagine di questo volume sono opera sua, sì del Poetto. Perché, a pensarci bene, mentre un paesaggio esiste anche senza il fotografo non è possibile il contrario. E allora è proprio vero che un paesaggio si propone da sé.

Stazione balneare Golfo degli Angeli vista dal chiosco Sesta AreaIl Poetto personificato, espone le sue vicende e le sue risentite lamentele (ce l’ha soprattutto con l’uomo) e vorrebbe fotografarsi in piena forma, come non è, ed è tentato dal bello originario come sa di essere stato. Per farla breve, alla fine accetta di mostrarsi secondo il mix di paesaggio e opera dell’uomo. Non rinunciando, qua e là, al narcisismo di mostrare sprazzi di sublime ma rifiutando decisamente di ostentare il brutto che lo ha impellicciato nel corso del tempo.
Dopo un ripasso generale sul paesaggio inizia il viaggio vero e proprio. Basta salire, virtualmente s’intende, sul loggione di prestigio della Sella del Diavolo e fare delle carrellate sullo spettacolo che si svolge sul palcoscenico del litorale. Il “film” si snoda dalla Sella a Marina Piccola; da Marina Piccola al Lido; dal Lido all'Ospedale Marino; dall'Ospedale Marino al Margine Rosso. Sono quattro stazioni con riferimento alle fermate del tram e poi del bus, ma non è azzardato il riferimento alle stazioni del Calvario dato che il libro è anche un viaggio dolente in quello che resta del paesaggio del Poetto. Eppure, anche per rispettare i patti col Poetto-personaggio, è evidente lo sforzo di isolarne il meglio e ricomporlo idealmente in una visione unitaria.

Alba sul Poetto dal Forte di Sant'IgnazioOgni stazione inizia con una panoramica generale, cui segue un totale della porzione del territorio inquadrato per poi addentrarsi in riprese parziali di ogni singola stazione, nei dettagli, negli scorci, in combinazioni che mostrano come possano essere intese una volta come paesaggio, una volta come panorama. Manca l’orrido che è alluso, non fotografato. Non perché Cao non lo veda ma perché adotta un approccio politically correct e signorilmente ottimistico: “…a ben guardare, si può fare un tentativo, e osservando l’esistente abbozzare delle prove di paesaggio, inseguire un desiderio e suggerire qualche ipotesi virtuale di un paesaggio immaginario”
Dei tanti libri che Cao ha dedicato al Poetto questo è il più nuovo e creativo se creare vuol dire anche aprirsi alla creatività del lettore. Non è l’ennesimo libro sui casotti, ai quali Cao ha dedicato una bella mostra di 500 immagini nel 1995. Non è neppure un libro sul ripascimento.

Parco Molentargius-Saline - Poetto e stabilimenti balneari D'Aquila e Il LidoQuesto controverso intervento di ripristino ormai fa parte della storia del territorio, è incorporato in esso e resta come esempio di incontro non esemplare tra la natura e l’intervento dell’uomo.
Oltre alle foto sempre belle e capaci di trasmettere il senso dei luoghi, sono da ammirare le parole che accompagnano le immagini. Non sono didascalie di cui per fortuna le foto sono prive. Si tratta di divagazioni, pensieri dell’autore, anche lui visitatore non onnisciente,considerazioni su aspetti che le sole immagini non saprebbero affrontare. E sono parole belle perché Giancarlo Cao possiede il talento della scrittura e quella capacità speciale di amalgamare parola e immagine di cui ha dato prova anche nel suo film “Karales” che resta il più bel documentario su Cagliari.

Faremmo un torto al talento artistico dell’autore, infine, se inducessimo a pensare che “A ben guardare” sia un libro per soli cagliaritani. Non solo perché l’attrattiva del Poetto è, dal tempo dei tempi, universale. Ma anche perché ad ogni cittadino del mondo che ami i suoi luoghi, il Poetto mette a disposizione generosamente se stesso come laboratorio per esercizi di bellezza.

18 dicembre 2013

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