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Percorso

Rifiutati dalla sorte e dagli uomini: GAP al cinema

La dipendenza da gioco d'azzardo è patologia: a tu per tu con i registi Vieri Brini e Emanuele Policante. di Monica Galloni

''Rifiutati dalla dorte e dagli uomini''Il mercato delle newslot ha modificato in un percorso senza ritorno l'approccio al gioco d'azzardo, dal casinò al bar sotto casa. Le conseguenze non si sono fatte attendere, solo nell'ultimo anno i ricoverati in strutture di recupero sono migliaia. Tutti rientrano sotto una semplice sigla: GAP - Sindrome da Gioco d'Azzardo Patologico.

Questa è la sinossi di “Rifiutati dalla sorte e dagli uomini”, il film documentario realizzato da Vieri Brini e Emanuele Policante;  i due filmmakers piemontesi hanno presentato il loro ultimo lavoro a Cagliari, al cinema Greenwich. La tematica è più che mai attuale, basti pensare al modo in cui è nato il progetto.

''Rifiutati dalla dorte e dagli uomini''Raccontano Brini e Policante: «L'interesse per il gioco d'azzardo e le sue complicanze socio-economiche si è materializzato in un'immagine una mattina di alcuni anni fa, quando in un bar abbiamo osservato un uomo che, nella mezz'ora in cui siamo stati seduti al nostro tavolino, ha bruciato una quantità considerevole di soldi nella newslot, davanti alla quale si era pietrificato per tutto il tempo dal suo ingresso nel locale».  

Dopo aver assistito a questa scena, cosa è scattato in voi?
Con un primo lavoro di ricerca abbiamo scoperto un mondo tanto visibile quanto nascosto; la liberalizzazione delle “macchinette” a metà degli anni novanta aveva prodotto dei fenomeni assolutamente inediti nel panorama sociologico italiano.

''Rifiutati dalla dorte e dagli uomini''I bar da luoghi sociali stavano diventando dei piccoli casinò, con una parte della clientela che, completamente alienata da ciò che le stava intorno, non partecipava alla vita collettiva ma dedicava tutto il tempo libero e non solo alle newslot installate nel locale. Il passaggio successivo è stato quello di incontrare Mauro Croce, uno dei massimi esperti sulla dipendenza legata al gioco, che in Italia è considerata malattia solo dal 2013. Mauro ha aperto ulteriormente la nostra prospettiva e ci ha seguito lungo tutto il percorso intrapreso.

Possiamo considerare una conquista il fatto che esista finalmente una legge che riconosce questa patologia?
Non del tutto, nei manuali di diagnostica la dipendenza da gioco d'azzardo compariva già da tempo; ora che è stata riconosciuta come patologia grazie al  Decreto Balduzzi le ASL possono operare ufficialmente ma non hanno gli strumenti e il denaro per poterlo fare.

''Rifiutati dalla dorte e dagli uomini''Quale messaggio intendete trasmettere con il documentario?
Il nostro lavoro vuole essere un piccolo compendio sulle materia, per questo abbiamo dato voce a più persone legate in un modo o in un altro a queste problematiche: a un ex giocatore d'azzardo, a un sociologo, a due fisici matematici, a uno psicologo e psicoterapeuta specializzato in dipendenze, all'ex moglie di un giocatore, al titolare di un bar che ha deciso di rimuovere le macchinette dal suo locale e alla giornalista Carlotta Zavattiero, autrice de “Lo Stato bisca”, il primo libro-inchiesta sul fenomeno in Italia. Il nostro documentario  va visto come un aiuto sociale per far capire certi segnali e mettere in luce la normalizzazione del gioco; non esiste l'identikit del giocatore tipo, chiunque può esserne vittima:

Vieri Brini e Emanuele PoliticanteIl documentario è stato sostenuto da Film Commission e istituzioni?
Sì. Ha beneficiato di un contributo della Film Commission Torino Piemonte, attraverso il Piemonte Doc Film Found, un fondo regionale dedicato allo sviluppo e alla produzione di documentari.

L'efficacia e l'importanza del lavoro dei due registi - e la drammaticità del fenomeno - possono riassumersi nelle parole pronunciate nel film dall'ex giocatore; il gioco è una dipendenza psicologica, quindi  a differenza delle altre dipendenze non dà effetti fisici, ma la sua gravità è distruttiva: «il tossicodipendente trova la sua fine nella morte per AIDS o per overdose, l'alcolizzato in quella per cirrosi il giocatore, invece, non ha altra scelta che il suicidio».

IL TRAILER

9 luglio 2014

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