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Percorso

Una domanda a Oliver Stone - VIDEO

Pietro Porcella“Ecco perché non mi avevano fatto distribuire Salvador negli States”. dal nostro corrispondente a New York, Pietro Porcella

Oliver StoneA New York ci sono tante importanti 'prime' di film, cosi come tanti 'film festival' più o meno importanti. Ma la cosa che più mi intriga, vivendo e girando nella grande mela, sono quelle retrospettive o proiezioni di film storici che offrono possibilità di approfondimento e discussione, quasi sempre in un incontro con l'autore.

Quello vissuto poche ore fa al Miller Theatre della Columbia University, proiettava il film “Salvador” del 1984 seguito dall'incontro con l'autore Oliver Stone, uno dei mostri sacri del cinema mondiale. Un film-denuncia eccezionale che forse non ha mai ricevuto i grandi riconoscimenti che meritava (dalla critica e dalla gente), perché offuscato da quelli messi in primo piano per i più chiacchierati eventi sulla guerra in Vietman (Platoon) e i misteri sulla morte di John Kennedy (JFK).
L'incontro, promosso dalla Columbia University, tradizionalmente sensibile ai diritti umani e all'introspezione politica, mi ha svelato questo altro capolavoro del 'grosso' autore americano. L'incontro doveva essere prenotato per tempo e il teatro era pieno. L'autore di Platoon, JFK e altri film importanti premiati a Hollywood, mi ha impressionato.

Oliver StoneQuesto suo film bellissimo, crudo, avvincente, drammatico e coinvolgente, metteva a nudo i coinvolgimenti degli USA e dell'allora neo eletto Presidente Regan con il 'vivaio' di terroristi salvadoregni e la tragica crudeltà di una guerra civile per il potere che seminava morte e disperazione nella quasi totale indifferenza del mondo civile. Mi ha fatto palpitare la storia vera, drammatica, avvincente del protagonista principale, un importante fotoreporter di guerra. Quando quello era un mestiere d'assalto, difficilissimo. Quando si scattavano i rullini con le reflex e bisognava essere su campo d'azione rischiando la vita ogni giorno. E innamorarsi di una ragazza locale voleva dire sbattere contro un muro insormontabile.
Bello anche rivedere un John Belushi nel pieno della sua vita, allora pimpante e ottima spalla dell'eccezionale attore principale. Una quasi perfetta ricostruzione di quei fatti storici, appena accaduti. Stone ci ha spiegato che le scene sono state girate in tre mesi tra Salvador, Mexico e Death Valley solo tre anni dopo gli eventi, usando quasi esclusivamente attori e personaggi salvadoregni all'esordio cinematografico. Insomma, andate a vederlo 'Salvador' e non ve ne pentirete.

Infine l'incontro con Oliver Stone. Dopo le introduzioni e le domande di rito dei suoi host, ho avuto la fortuna di potergli rivolgere una delle tre domande concesse al pubblico, registrandomi come cinemecum.it. “L'America vive di guerre e di invasioni nei paesi altrui ma si professa la terra della libertà e riesce a far dare premi Nobel per la pace al suo Presidente. Non è una contraddizione?" gli ho chiesto. Pronta la sua risposta: “That's why I couldn't get distributed” ovvero, ' ecco perché non mi hanno fatto distribuire questo film allora negli States...'. Bene ho deciso. Per rifarmi una più credibile memoria storica del paese in cui vivo, mi cercherò e mi guarderò i film di Oliver Stone e mi leggerò il suo libro fresco di stampa... a proposito di libertà di stampa.


 

 

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