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Percorso

Speciale “L’Ospite” di Caponio e Latini: il lato oscuro della Tv – Guarda il Trailer e la Photogallery

Un film senza casa, cioè sardo e non, di accenti sardi, di produzione sarda, ma di ambientazione e temi universali, come le guerre, come le televisioni. di Salvatore Pinna

''L'ospite''All’inizio “L’Ospite” sembra una delle tante sitcom per l’andamento veloce, brillante, leggero, con un ben assortito gruppetto di cialtroni in cui riconosciamo facilmente i volti, i gesti di uomini e donne che imbrattano quotidianamente i nostri salotti con storie prive di verità che ambiscono a portarci la verità dentro casa.

Ma è solo il fuori scena di una piccola stazione Tv cagliaritana, Canale 8, periferica in tutto, fuorché nella smisurata ambizione di chi ci lavora, alle prese col consueto problema dell’audience e di come catturare introiti pubblicitari. Si allestisce una trasmissione da cui si attende il successo perché è calibrata sulla bulimia di spettatori per i quali la violenza non è mai troppa. Si tratta di una gara che premia i migliori scampati ai massacri dei tanti conflitti del mondo.

''L'ospite''Questi vampiri di disgrazie altrui non badano perché e da dove esce il sangue, ma sono attenti al suo colore e alla sua fotogenia. L’ospite della serata, il capo tribù amazzonica dei Piripkura, che garantiva un vero scoop sulla caccia all’uomo, li ha mollati per una televisione che paga di più. La seconda riserva sarebbe il capo della milizia bambini soldati del Congo, ma ha cambiato vita e i bambini non li porta ad ammazzare ma orsa ha una attività “regolare”: portarli a vendere oggetti in spiaggia. Si deve ricorrere ad una terza riserva. È Hamid Dedovic, un bosniaco che ne ha visto di tutti i colori nella guerra dei Balcani. È una guerra vecchia di vent’anni, non è il massimo per il bravo presentatore Di Maria, ma si va in onda. Il bosniaco racconta una storia vera, atroce, di violenze e sopraffazioni di ogni tipo da parte di invasori serbi. La verità è ribaltabile come siamo abituati a vedere da storie della politica e della storia di oggi, che scombina i tasselli delle nostre conoscenze distratte, che confondono ragione e torto.

La sua storia in sé è da brividi. È come se assistessimo ad un cinema verità. Solo le reazioni raggelanti del conduttore, per il loro cinismo e la vacuità commerciale, ci avvertono che questa verità è offerta come merce, come finzione. Come dice il conduttore, in qualche momento della sua variabile coscienza, la gente non vuole tragedie ma lo spettacolo della tragedia. Vuole il veleno della verità, ma con la sicurezza che non nuoce alla salute. Il bosniaco che è scampato a una guerra atroce, cade sul campo della ribaltabilità della realtà. Perché un sedicente bosniaco interviene telefonicamente in trasmissione – con tanto di traduttrice simultanea- ad accusare il Dedovic di essere un serbo complice dei carnefici.

''L'ospite''Quello che succede ora, lasciamo scoprire agli spettatori. Gli spettatori, peraltro, in questo film della crudeltà, e dell’assurdo quotidiano, sono chiamati a sbrogliare anche altre matasse. C’è una ragazzina continuamente in agguato negli studi con la sua telecamera a riprendere immagini per una tesi di laurea sui media. Disturba con la sua verità sempre fuori fuoco e che si frammenta davanti al suo obiettivo. Disturba ed è continuamente cacciata via da tutti, ma lei non demorde, forte di un parente costruttore e quindi possibile sponsor televisivo. E c’è una famigliola che guarda la trasmissione a casa. Un padre in canottiera, una madre assonnata e rassegnata, una figlioletta racchiusa nel suo silenzio. L’abbiamo già vista in una fugace scena in cui stampa un bacio a se stessa su uno specchio. Tutte a nanna per ordine del padre. Tutte, non tutti. Una scena girata con intelligenza e delicatezza, con pochi tratti di montaggio ci fa sospettare una situazione irraccontabile. E allora “L’Ospite” diventa un titolo ambivalente, intrigante, crudamente allusivo. Qui la crudeltà non è a soli trecento chilometri da noi, ma alla distanza che separa un tinello da una camera da letto. In un film che sembra tutto intento a descrivere la guerra, l’ambiguità del reale e i vizi della televisione, l’ultima sequenza è per la ragazzina, cui Sara Scardigli presta uno sguardo in camera che interpella, e che sembra alludere a un film dopo il film.

''L'ospite''L’Ospite” è, si potrebbe dire, un film senza casa, cioè sardo e non, di accenti sardi, di produzione sarda, ma di ambientazione e temi universali, come le guerre, come le televisioni, come il problematico gioco della verità. Si tratta una produzione indipendente, coraggiosa, condotta con promettente piglio professionale. Il film si avvale di una fotografia efficace e di un exploit recitativo di Simeone Latini e di Nunzio Caponio. I due, che sono gli autori dell’omonimo spettacolo teatrale, condividono una regia misurata e veramente cinematografica, qualità non scontata in chi fa teatro. Il film si avvale di comprimari tutti nella parte, ben orchestrati da Monica Spanu che, nelle vesti di un’assistente del presentatore, detta il tono dell’ambiente di questo verosimile Canale 8.

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