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Percorso

''Mia Madre'' di Nanni Moretti

Il consiglio di Elisabetta Randaccio

''Mia madre'' di Nanni MorettiIn Ecce bombo la madre di Michele, in una scena, si ubriacava perché "nonostante leggesse l'Espresso e Panorama non riusciva a capire i figli. In La messa é finita la mamma del sacerdote protagonista si suicida: non é capace di tollerare l'umiliazione che il marito, infedele e mediocre, le ha dato.

Così, in una sequenza di questo film, il figlio, seduto vicino a lei composta nella morte, vede un libro sul comodino e le dice "non avevi neppure curiositá di vedere come andava a finire?". La madre, insomma nell'opera di Moretti ha sempre disegnato una figura che evidenziava l'impossibilitá di trovare un giusto equilibrio in uno dei rapporti maggiormente delicati della vita di un uomo.

Ora, dopo tanti anni e film, quando la sua vera mamma é scomparsa, in un momento assai doloroso e complesso della sua esistenza (la perdita é avvenuta mentre stava completando Habemus papam), Nanni Moretti parte da lei per raccontare dinamiche umane appesantite dal passaggio degli anni, dalle memorie contorte, dall'amaro riflettere su ció che si poteva fare e non si é avverato. 

''Mia madre'' di Nanni Moretti"Mia madre" non è pedissequamente un film autobiografico, seppure evidentemente il regista ha utilizzato le proprie esperienze, persino i propri oggetti personali, per organizzare il racconto. Infatti, é semplice identificarsi, per molta parte della generazione oltre i cinquanta anni, nell'amore isterico e contraddittorio avuto per i genitori, di cui si sono scoperti, nel momento ansiogeno della vecchiaia e, poi, della separazione, sorprendenti particolari, che, occupati precedentemente dal contestarli, in seguito, trafelati dalle complicazioni e dal correre dietro alle proprie mete e rovine quotidiane, non si avevano notati. I figli scoprono come la mamma insegnante abbia regalato la forza di crescere ai suoi allievi, oltre alla passione per il Latino, memoria semiotica e culturale, che nessuno, in un momento in cui é necessario per sopravvivere utilizzare la rimozione anche culturale, ovviamente non ne riconosce il senso.

Il pessimo atteggiamento con cui, poi, si tende a rapportarsi con i genitori anziani é rivelato dalla scena in cui Margherita vede la mamma parcheggiare l'auto male, le strappa la patente scaduta e le fracassa la macchina per non fargliela più usare: una isteria violenta derivata da un sentimento d'amore e protezione eccessivo, in linea con la modulazione alterata dei sentimenti nei nostri giorni.

''Mia madre'' di Nanni MorettiLa protagonista Margherita affronta pure altri "esami", mentre la madre, piano piano, si allontana dalla vita. Il lavoro di regista, cercando di rispettare gli intenti di chi "vuole mostrare la realtà", naufraga perché quella "realtá" é mutata profondamente. A questo proposito, la battuta rivelatrice é quella di Margherita al suo assistente: perché quest'ultimo avrebbe scelto comparse così inadeguate per impersonare operai e operaie, con ragazze e ragazzi con le unghie laccate o le sopracciglia depilate? Le si risponde che queste sono le persone "vere", i personaggi pensati della regista sono stereotipi lontani. Allora, come succede in svariati personaggi dei film di Moretti, il fratello che lascia il lavoro - non solo per assistere la madre malata - come il pontefice di Habemus papam o il prete de "La messa é finita" ha compreso come l'abbandonare le sicurezze e prendere atto delle proprie paure, può esere una giusta e coraggiosa decisione.

''Mia madre'' di Nanni MorettiNel film c'è un altro sconfitto, la patetica star hollywoodiana interpretata da John Turturro, un vero stereotipo vivente nelle sue bugie e mediocrità. Ma non è stato inserito dal regista come alleggerimento o come bersaglio di un modo inutile di fare cinema; Barry, infatti, é un altro tipico personaggio morettiano, colpito da una patalogia che gli fa dimenticare i volti delle persone, oltre le proprie battute, un borderline non lontano, tutto sommato, dal Michele di BiancaMoretti e i suoi sceneggiatori, insomma, non ci raccontano, nonostante la vaga apparenza, di minimalismo e intimismo, ma, spesso, usando l'elemento onirico, mettono in scena, per certi versi, l'impossibilità di elaborare il lutto più che per una persona scomparsa, per cosa la vita ci può far diventare. La fotografia di Catinari e l'interpretazione senza eccessi del cast (Margherita Buy, lo stesso Moretti in versione misurata) fanno il resto. Però, senza la straordinaria Giulia Lazzarini, nei panni della Madre, il film sarebbe stato sicuramente meno intenso.

17 aprile 2015

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