Percorso

Chaplin sbarca a Carloforte

Rocco De Rosa,  Charles Chaplin e l'arte di essere bambini. Sempre, di fronte ad uno schermo, con un pianoforte e del cinema di qualità. di Alessandra Manconi

Rocco De Rosa e Gianfranco CabidduFoto di Rosi Giua. Originariamente il cinema era muto. Le parole non si udivano, arrivavano in silenzio. Prima, i musicisti stavano nella sala insieme agli spettatori e musicavano il film per loro. Con le note, evidenziavano le sensazioni dei personaggi, le loro emozioni, i loro movimenti. Per chi ha sempre conosciuto la musica per il cinema, direttamente dentro al film, è difficile immaginare cosa potesse significare averla nella sala, a fianco a sé e poi lasciarsi andare tanto da farla diventare un tutt’ uno con la storia stessa. Con il festival “Creuza de Mà” si è aperto un varco che lo ha consentito. Rocco De Rosa, musicista romano, ha accompagnato col pianoforte due film di Charles Chaplin. Il primo, col quale si è aperta la manifestazione l’11 settembre, è stato “Luci della città” del 1931. A far da cornice “Il Cavallera”,storico teatro di Carloforte. Il secondo è stato, “Il monello” del 1921, proiettato in un vecchio oratorio, di quelli con lo schermo piccolo e basso e le tende marroni e pesanti. Un momento importante d’incontro con  persone di ogni età, in particolar modo con bambini, che ridevano tanto.  La magia della musica che partiva dalla sala con lo spettatore e poi si fondeva con la pellicola, per tornare poi ancora, sotto nuova veste, tra il pubblico. E per meglio comprendere il percorso che ha preceduto questo viaggio nel tempo, quindi il viaggio stesso, abbiamo incontrato Rocco De Rosa.  

Quando ha iniziato a musicare i film?
Circa dieci anni fa, in un Cineclub di Roma, “La camera verde”. Lì facevo di tutto, anche la "Corazzata Potèmkin" un periodo avevo musicato cinema giapponese degli anni trenta, poi ho smesso per un po’ ed ho ripreso 5 o 6 anni fa con Chaplin.

Rocco De RosaChe tipo di studi ha fatto?
Sono  autodidatta. Non ho fatto il conservatorio, ho tutt’altro tipo di studi alle spalle.
Come si è preparato per musicare il film d’apertura, “Luci della città”?
Ho improvvisato. Non vedevo il film da otto mesi.. non li rivedo mai prima, non faccio nessuna prova e lavoro senza spartito. Quello è il gusto, mi sorprendo anche io con il pubblico.
Come si capisce quando una performance di questo tipo è riuscita?
Perché sia riuscita, io devo scomparire, il pubblico non deve più accorgersi che ci sono.
Ogni quanto fa questo genere di spettacoli?
Non vi sono appuntamenti fissi. Di solito durante rassegne e festival.
Aveva già partecipato a “Creuza de Mà”?
No, questa è stata la prima volta.
Che sensazione le ha dato questo festival?
Festival bellissimo, impostazione interessante, completo. Affronta la musica da punti di vista originali ed un esempio è proprio l’aver scelto il cinema muto.  Mi è piaciuto il coinvolgimento della banda di Carloforte, la commistione con il posto.
Progetti per il futuro?
Ho in preparazione musiche per vari lavori: documentari ed altri progetti tra televisione e cinema.
Sono in programma altre sue esibizioni in Sardegna?
Sarò il venti settembre a Selargius per un festival

Lo spettacolo che si terrà a Selargius non sarà sulla musica per il cinema, lo sguardo che muoverà le mani sarà sempre lo stesso. Che le immagini ci portino alla musica o la musica alle immagini o qualunque sia poi la strada che si scelga, è certo che si tratti di un binomio indissolubile, che trova nel cinema la dimensione necessaria per poter esplicare al meglio le proprie sfumature.

Foto di Rosi Giua

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