Percorso

Zulu meet Jazz

Il giornalista giramondo racconta le emozioni vissute vedendo il film di Orgnani sul viaggio di Paolo Fresu in Sud Africa per suonare con la HZN Vintage Legends Orchestra. di Pietro Porcella

fresunaitzaoriani1Che emozioni e che ricordi alla prima in Sardegna di 'Zulu meet Jazz'!! Il film-documentario di Ferdinando Vicentini Orgnani (quello del film su Ilaria Alpi) che presentava col caldo respiro al collo, l'esperienza e le emozioni di Paolo Fresu, (invitato al festival del jazz di Durban) e la gioia dei nuovi amici sudafricani verso il grande musicista sardo-internazionale.

'Gli Zulu somigliano molto ai sardi'  ha detto e ripetuto un Paolo Fresu pimpante, giunto a Cagliari tutto tromba e famiglia, strappando alle grinfie del 60° Prix Italia che tentava di blindarlo, uno spicchio del suo tempo, per onorare questa presentazione a Villa Muscas, con la docile pacatezza che lo contraddistinge e trovando anche qualche attimo di amorevole affetto per la sua nuova piccola bimba e la sua signora.
Paolo ci aveva già fatto entrare nell'atmosfera dei musicisti sudafricani durante l'introduzione al film ben coordinata da Sergio Naitza.
Poi guardando il film, dalle prime note, dai primi ritmi e suoni gutturali della lingua Xlosa, a me è scattata tutta una serie di ricordi che mi hanno lasciato per due ore con la pelle d'oca e le gambe che battevano a ritmo.
Nel paragone tra i due mondi, il grande Fresu, si riferiva a quella nostra e loro diffidenza iniziale e a quello studio silenzioso verso il forestiero, per poi coprirlo di affetto e amicizia vera quando si stabilisce il piacere del dialogo e/o della condivisione dei beni (in questo caso musicali).

Zulu meet JazzIl film, senza una trama, era fatto solo di cronaca e testimonianze e  fa vedere e vivere proprio questo.
Il piacere della reciproca conoscenza, il tentativo (riuscito) di una integrazione musicale che a tratti sotto la guida della tromba di Paolo raggiunge l' esaltazione.
I musicisti sudafricani, e quelli zulu in particolare (che ne rappresentano la razza più pura e atavica) hanno nel loro dna il senso del ritmo e del sorriso.
Affrontavano cosi le repressioni razziali, ballando e cantando davanti agli spari dei militari afrikaans.
Affrontavano così, ballando e cantando, la liberazione di Mandela o  la vittoria ai mondiali di rugby.
Si scatenano poi quando la musica e i suoni diventano il loro primo motivo di dialogo.
E aggiungono al cast dei musicisti base, altri  strumenti coniati dal nulla, dai barattoli, dalle lattine,dalle bottiglie, dalle recinzioni metalliche o da pezzi di legno grezzi.  E suonano felici, con ritmi e fughe sui quali, dice Paolo, è inutile intervenire per dare ordine.

Per i musicisti di Durban, guidati al piano dal loro guru Theo Bophela, la tromba di Paolo, i suoi insegnamenti e  le sue partiture, sono stati accolti come quelli di un Messia davanti al quale inchinarsi e offrire in dono i loro più bei regali.
Senza uno schema musicale ben preciso, con ore e ore spese a provare in studio per poi rilasciare tutto in mano a una armonica improvvisazione al momento dei concerti….perchè così è più bello.
Paolo appare nel film come uno zulu nobile mi verrebbe da dire, se prendete il termine zulu come individuo che si contraddistingue per la purezza e semplicità dei gesti .

Zulu meet JazzForse posso sembrare eccessivamente esaltato, perché alla musica zulu e sudafricana sono rimasto particolarmente legato sin dal 1986 quando, in pieno periodo apartheid, andai a fare lo speaker a Cape Town (proprio difronte a Robbin Island l'isola dove era segregato Mandela) e  conobbi bene Johnny Clegg (lo zulu bianco) & i Savuka, precursori dell'integrazione razziale attraverso la musica zulu. Poi continuai anch'io a danzare e cantare contro il regime  con la voce di Miriam Makeba 'Mama Africa' e la tromba di Hugh Masekela i suoi musicisti esiliati più conosciuti al mondo.
Non potevo poi mancare, dal vivo, nel Gennaio 1992 il primo evento culturale post-apartheid,  quando seguii, unico giornalista non africano, tutta la troupe di Paul Simon, e del Graceland Tour in Sud Africa.
Momenti fondamentali della nostra storia, e non solo musicale.
Fu infatti  solo allora, grazie a Paul Simon, che  la musica sudafricana è stata conosciuta e diffusa intorno al mondo.
Ora Paolo Fresu, nel suo piccolo, ripete l'impresa.
Con la stessa apertura mentale, con la stessa generosità.
Ecco, quei work-shops di Paul Simon con la miriade di musicisti locali i giorni precedenti i concerti, mi hanno ricordato le prove al 'Rainbow' di Durban  di Paolo Fresu con i musicisti locali.
Quei balli scalciati a ritmo di tamburi e marimbas degli ospiti al jazz festival che inneggiavano a Paolo Fresu, mi hanno riportato alla mente quella estate magica del 1993, quando in Sardegna portai i 'Vuka Africa' , un gruppo zulu di 11 elementi di colore raccolto nella township di Trakpan, vicino a Soweto e fatto girare per un mese al Jazzino di Cagliari, al 'Notte di note' di S. Isidoro e nel ciruito provinciale di Cagliari e dell'Ogliastra.
Paul Simon E ogni concerto era una festa, prima, durante e dopo la performance con tutto il pubblico che danzava insieme ai musicisti.
Mi scorrevano queste ricordi mentre guardavo il film e nell'ultima parte quasi non ascoltavo più le varie testimonianze sulle trite e ritrite influenze musicali nei confronti delle discriminazioni razziali.  
Mi ha risvegliato nel finale,  la tromba calda di Paolo Fresu in effusione coi ritmi della bellissima 'Sangomà' canzone simbolo sudafricana dove il guru di Berchidda ha piazzato il suo marchio indelebile in ZULU MEETS JAZZ. Quelle effusioni e quei ritmi che conquistano e che coinvolgono qualsiasi grande musicista che sa sposare altre culture musicali partendo dalla semplicità del suono e dalla libertà dell'improvvisazione.
Così la Villa Muscas ha trovato la maniera migliore per concludere la sua ottima programmazione estiva regalandoci un film-concerto che ci ha portato nel cuore e nell'animo della musica nera più antica, più semplice, più vera.

Per dirla alla Paul Simon nei versi lirici di  'Under African Skyies', quando, riferendosi alla musica sudafricana dice :
'These are the roots of rythm and the roots of rythm remains' ovvero,
'queste sono le radici del ritmo e le radici del ritmo….. rimangono.'

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