Percorso

Wenders: "In Sardegna? Ci torno ma in incognito!"

Ecco svelato perché il regista tedesco non è venuto nella nostra isola. "Per una semplice questione di tempi". Presidente Soru, ma per una volta non era meglio andare un po' più lenti? di Enrica Anedda

Clicca per andare al dibattito su Wenders 

Fra un dibattito e una presentazione , Cinemecum è riuscito ad intervistare il regista tedesco sul “caso Sardegna”: dopo tante polemiche sul suo ingaggio da parte del Governatore Soru, non potevamo farci sfuggire infatti l’occasione di sentire finalmente la sua stupefacente versione dei fatti. Wenders ci ha così rivelato che con la Regione Sardegna, in realtà, stava prendendo accordi, non solo per fare un film, ma per realizzare anche un libro di fotografie e una mostra.

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Alcune precisazioni di Elisabetta Pilia

Pubblichiamo alcune precisazioni di Elisabetta Pilia relative alla intervista che ci ha rilasciato.

 La produzione del film Alle Andersen non è stata particolarmente difficoltosa, non più di qualsiasi altro film lungo o corto che sia. I sardi reagiscono molto bene di fronte alla opportunità di far filmare la bella terra di cui sono fieri e anche di farsi filmare. Basti pensare che al casting per le comparse organizzato a Cagliari si sono presentate più di 250 aspiranti comparse ! Anche i Comuni:Sindaci, Vicesiandaci, funzionari e vigili urbani si sono prodigati e ci hanno offerto la loro collaborazione con tempestività. Le uniche difficoltà le abbiamo riscontrate con il non servizio della Film Commission Regionale. Nonostante i nostri ripetuti solleciti e le numerose richieste da noi formulate in base alle loro indicazioni e secondo i loro modelli prestamampati, ho dovuto piu volte chiamare i vari direttori e supervisori che " controllano" la Film commission. Gli addetti alla Film Commission Mimmo Melis e Paola Ugo, gentili e disponibili, sono limitati e bloccati dalla macchina burocratica. Recandomi nella loro sede ho constatato di persona che dal momento in cui viene sottoposta loro una richiesta, devono attendere la firma del funzionario ,che ci impiega anche cinque giorni ad arrivare. Non si ha la piu' pallida idea di quanto snella e veloce debba essere, invece, una FC per poter essere efficace. 

E' ridicolo e assurdo che ci si debba recare personalmente presso gli uffici per poter accedere alla banca dati dei professionisti locali. Come fa una produzione straniera? Perchè poi la FC non ha neppure una segreteria telefonica? 
Io mi sono intestardita con la FC Sardegna per cercare di ovviare a questa assurda situazione e convincermi che in Sardegna ne esista una ma ho spese tempo e energie inutili. Per quanto riguarda la questione di Federico Floris devo precisare che ci siamo rivolti a lui, come location manager, per ricercare alcune specifiche locations. Ha lavorato con noi per sei giorni e la FC ci ha assicurato che loro potevano offrirci gratuitamente il servizio per tre giorni . Ho chiesto che mi dessero la prova di questo impegno e sto ancora aspettando...  
Inoltre nel momento in cui scegliemmo di lavorare con Floris, mi fu detto dalla dottoressa Carrusci della FC che non avevamo alcun diritto di scegliere i collaboratori, scelta che invece spetterebbe alla FC. Mi invitò a contattare il signor Benoni, al quale sono appaltati alcuni servizi di FC.  

Ma non è assurdo che siano le produzioni a dover stare dietro alle FC ? Non dovrebbero essere loro a scovare, convincere ,"sedurre" le produzioni affinchè vengano a girare in Sardegna? Contattai, dunque, il signor Benoni che mi confermò quanto esposto dalla dottoressa Carrusci, e al termine della conversazione riportata nella intervista di Cinemecum, il Benoni convenne con me l'assurdità di non fare scegliere alle produzioni i collaboratori piu' congegnali alle esigenze dei film. Confermo che putroppo ad oggi non ho ancora ricevuto alcuna comunicazione che assicuri alla Komplizen Film che il signor Floris verrà retribuito dalla FC Sardegna.

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Roma, una festa già sold out

Sarà la coppia Bellucci e Bocelli a inaugurare la seconda edizione della kermesse cinematografica al via il 18 ottobre. Ma è ancora top secret la lista dei vip. Omaggi speciali a Fellini e Magnani. di Donatella Percivale  

 A meno di dieci giorni dall’inizio del big party, quelli dell’organizzazione hanno già fatto fuori ventimila biglietti. Mister Veltroni, anche per questa seconda edizione, non ha certo da esser scontento. La sua personale scommessa, voluta per portare via un po’ di trippa buona al blasonato festival veneziano, è già vinta...
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È giusto che i registi sardi si avvalgono di maestranze non sarde per realizzare film?

INTERVENGONO NEL DIBATTITO, ACCESO DALL'INTERVISTA DI PITZIANTI, ENRICO PAU E GIANFRANCO CABIDDU.

 
ENRICO PAU

 Per quanto mi riguarda la squadra di produzione (punto nevralgico in un film che va dalla organizzazione agli ispettori di produzione): di “Jimmy della collina” era interamente formata da sardi. E nel film c’erano molte maestranze locali. Per non parlare degli attori sardi, che a mio parere danno un contributo di grande qualità ai nostri film. Ogni volta cerco e coinvolgo anche giovani stagisti. Forse perché io avrei fatto qualsiasi cosa per entrare nella produzione di un film tanto che avevo anche telefonato a Nanny Loy per poter partecipare a un suo film gratuitamente. Avrei anche pagato per lavorare. Non mi voglio confrontare con Nanny Loy, ma credo che per imparare sia necessario all’inizio essere armati di tanta passione ed entusiasmo ed essere disposti a offrire il proprio contributo gratuitamente. Io so che ci sono delle professionalità anche in Sardegna. Ho finito da poco un documentario su Cagliari e mi sono avvalso di un montatore sardo molto bravo, Enrico Deidda e anche di un tecnico del suono sardo. Piano piano sta nascendo una generazione di professionisti. Però, per esempio, non mi sembra che ci siano ancora validi direttori della fotografia.
Per Jimmy della collina ho scelto invece di montare con Johannes Kijima, un nippo/tedesco, perché mi piacevano i suoi lavori. Ma è stato qua quattro mesi con noi. Abbiamo montato all’istituto professionale Meucci dove ci sono quattro postazioni professionali di final cut e il mio assistente alla regia, Andrea Lotta, ha fatto anche l’assistente al montaggio; con Kiyma ha potuto fare una esperienza importante. I montatori sardi non sono tanti ad avere esperienza nel campo del lungometraggio .
Voglio aggiungere che speravo che tutto quanto si sta muovendo in campo cinematografico in Sardegna, anche grazie alle nostre battaglie, potesse creare un po’ di solidarietà e orgoglio; invece percepisco tanta rabbia ingiustificata. So infatti che anche nei film dei miei colleghi sono stati utilizzati tanti giovani sardi. E’ solo questione di tempo, il tempo necessario a fare crescere le professionalità. E comunque io mi metto a disposizione di tutti i giovani, non ho mai detto di no a nessuno. Debbono, però capire che tante scelte non dipendono dai registi, ma dalla produzione e dalle convenienze economiche.

GIANFRANCO CABIDDU

 Dobbiamo innanzitutto chiarire che i finanziamenti non finiscono nelle tasche dei registi , ma dei produttori. Per quanto riguarda “ Disegno di sangue”, la Regione ha deciso di contribuire alla produzione in cambio di tre settimane di riprese in Sardegna che hanno portato un indotto non indifferente fra comparse, attori, alberghi, senza parlare poi del fatto che le stesse scene sarebbero state girate negli studi a Roma invece che fra le strade e le spiagge della Sardegna.
Per quanto riguarda le maestranze. In Sardegna c’è ancora poca esperienza e professionalità rispetto a Roma. Mancano direttori della fotografia, capi elettricisti. E poi le scelte non le fa il regista, ma la produzione. Questo è bene chiarirlo. In ogni caso il mio direttore della fotografia è sardo. Si chiama Massimo Pau, ma vive a Roma. La scelta del direttore della fotografia è molto personale, non può essere casuale, ci vuole un grande affiatamento fra il regista e il direttore della fotografia. I sardi , se vogliono imparare, devono avere il coraggio di spostarsi. Tutti coloro che vogliono fare cinema, vivono a Roma. Anche Alessandra Mura, la scenografa sarda, lanciata da Grimaldi con “I soliti ignoti” , ora abita a Roma.
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Lettera aperta

 Il 17 luglio scorso la Regione sarda ha deliberato il finanziamento di un altro film ambientato in Sardegna: "Tutto Torna" dell'amico regista Enrico Pizianti. Una notizia che dovrebbe solo rallegrarci, ma ci conferma purtroppo che nei suoi interventi a favore del cinema la Regione continua a operare in modo palesemente arbitrario e discriminatorio.
Parliamo di un problema di cui sono parte in causa, essendo io uno dei registi discriminati. Ma il caso dovrebbe riguardare tutti. Quando il Ministero respinse - perché parlato in "dialetto sardo" - il mio progetto di film intitolato "Su Re", l'Assessore Regionale alla Cultura, indignato, aveva dichiarato che il film lo avrebbe prodotto la Regione. Poi scoprì che mancava lo strumento normativo, la Legge sul Cinema. Tale scoperta impediva il finanziamento del mio film, ma non impediva, poco dopo, il finanziamento dei film "Sonetaula" e "Frontiere", con i fondi della Presidenza. Fu a seguito di una mia timida protesta davanti a così sfrontata ingiustizia, che l'Assessore mi invitò a rinnovare la domanda di finanziamento. Lo feci ma quando ottenni di essere ricevuto dal Presidente appresi che il film non poteva essere finanziato perché la Legge sul Cinema ormai c'era, sì, ma non era operativa. Passano dei mesi e ancora non è operativa, bisogna attendere i bandi di concorso. Ed ecco che ancora una volta viene finanziato un film, il suddetto "Tutto Torna", senza attendere alcun bando, alla faccia della legge che non c'è e della legge che c'è.

A tutto questo si aggiunge che negli ultimi due anni non solo il progetto cinematografico ma ogni altra mia proposta è stata respinta o è caduta nel nulla, dal documentario su Pablo Volta, poi realizzato a mie spese e ora utilizzato a titolo gratuito nella mostra nuorese organizzata dall'I.S.R.E., alla manifestazione "Fare Cinema", nonostante il successo della prima edizione.

 Mi domando se questo spavaldo fare e non fare sia legittimo; se tenda incredibilmente a sottrarmi il lavoro; infine, se i responsabili siano consapevoli della gravità di quel che fanno e del discredito che portano alle istituzioni. Sarei tentato per protesta di ritirare le mie opere in programmazione, ma riconosco di sentirmi in bilico, perché la Regione è già assediata da manifestanti che denunciano altre ingiustizie e altri drammi.
 
Giovanni Columbu

nota:
5 agosto 2005. A seguito delle numerose voci di protesta per la bocciatura da parte del Ministero del film "Su Re", ritenuto "localistico" in quanto parlato in "dialetto sardo", l'Assessore Regionale alla Cultura E.Pilia dichiara "La Regione produrrà Su Re" (Nuova Sardegna).
 
31 agosto 2005. La Pilia precisa: "Attualmente non esistono strumenti di intervento finanziario che possano consentire alla nostra giunta di sostenere produzioni cinematografiche. Solo con la legge regionale sul cinema, attualmente in fase di discussione, questi strumenti potranno essere definiti e attivati, in un quadro di regole generali a sostegno non di singoli film ma della produzione cinematografica sarda nel suo complesso"(Nuova Sardegna).

23 dicembre 2005. Bocciatura in Consiglio Regionale della Legge sul Cinema,

28 dicembre 2005. La Regione delibera un finanziamento tramite i fondi della "comunicazione istituzionale" a favore del film "Sonetaula", prodotto da Lucky Red, e un finanziamento a favore del film "Frontiere", prodotto dalla RAI.

2 gennaio 2006. La Pilia dichiara: "Abbiamo scelto di coprodurre questi due film che meglio sostenevano la conoscenza della Sardegna... L'intervento non è stato discrezionale, sono state presentate proposte formali"(Il Sardegna).

15 settembre 2006. Il Consiglio Regionale approva la Legge sul Cinema (ancora priva delle norme attuative).

17 luglio 2007. La Regione delibera il finanziamento, tramite i fondi della "comunicazione istituzionale" di "Tutto Torna" della EIA film.





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