Percorso

Rutelli: «La legge del cinema si farà»

Dopo l'incontro romano con "l cento autori" il ministro dei Beni culturali spiega i cinque punti della legge di riforma tra cui la nuova agenzia del cinema sul  modello francese. di Cristiana Wagner

 “Sono sorpreso dallo spirito costruttivo e dalla forza di questo dibattito, ci  impegneremo a mantenere ciò che è scaturito da questo appuntamento". Così Francesco Rutelli, vicepresidente del Consiglio e  ministro per i Beni e le Attività Culturali, ha salutato lunedì 7 maggio la platea  del teatro capitolino Ambra Jovinelli, gremito delle eccellenze del  cinema italiano (attori, registi e oparatori del settore, molti dei quali si sono  costituiti nel Gruppo centoautori), riunitosi per discutere i nuovi indirizzi della cinematografia del futuro. “La legge sul cinema - ha spiegato il ministo - assieme a quella per lo  spettacolo dal vivo è sostanzialmente, ora la discuteremo con l’Agis, i comuni e le  regioni".
Cinque i punti della nuova legge di riforma del cinema, tanto annunciata e discussa, che Rutelli ha inteso ribadire. “Occorre istituire un sistema di prelievo di scopo legato a tutta la  filiera. Tutti, infatti, devono concorrere a pagare i costi e a investire nel cinema;  prevediamo la creazione di una nuova agenzia del cinema sul modello francese; occorre promuovere garanzie di accesso al cinema da parte dei giovani e delle opere prime; occorre modificare la vigente legge n. 122 integrando anche la gestione dei rapporti con nuovi operatori  come quelli del web ed infine ridare nuova centralità alla figura del produttore indipendente”. Tutti punti, conclude il ministro, che potranno dar vita "a una nuova legge, che dia più forza e più libertà al cinema italiano".

La nuova legge di sistema sul cinema, dunque, si  farà. E in tempi brevi. Accogliendo le proposte e le provocazioni venute  dagli interventi, Rutelli ha ricordato che, sebbene il cammino  sia ancora lungo, molti passi sono stati già fatti: l’aggiunta  di 220 milioni di euro al fondo unico per lo spettacolo; il  conferimento di indirizzi pubblici a Cinecittà holding; un  decreto ministeriale sui criteri di finanziamento che anticipa  parte della riforma. Con pochi passaggi il ministro ha  delineato anche la futura legge che conterrà il sistema di  prelievo di scopo, "un contributo per il cinema chiesto al  cinema", lo ha definito.

A discutere a fianco di Rutelli anche Andrea Colasio, responsabile  nazionale del settore Cultura del partito e primo firmatario della legge. "Stiamo lavorando a una normativa che scardini l’attuale assetto duopolistico che regola la produzione cinematografica, attraverso  l'adozione del modello francese adattato all’Italia - ha dichiarato  il parlamentare della Margherita - oggi in Italia non si può  fare cinema se non si passa per lo Stato, per la Medusa o per Rai  Cinema. La legge di sistema vuole aprire il settore a più soggetti  ridando al cinema libertà e pluralismo culturale. Nel nostro Paese  l'industria culturale è debole a fronte dei 500 milioni di euro di  finanziamento agli enti lirici”.

Tra i numerosi interventi, quello del regista Carlo Verdone ha  sollevato la platea con la sua solita ironia e una vena di cinismo.  “Mai come in questo momento - ha dichiarato l'attore - avvertiamo un decadimento culturale confondendo la quantità con la qualità.  Liberateci dal caso Cogne che sta diventando il nostro Twin Peaks e  trasmettete un film ogni sera; date più fondi al Centro Sperimentale; evitate di definire il nostro un cinema assistitò vista la penuria  dei finanziamenti di cui gode ed evitate di permettere la chiusura dei cinema nei centri storici”.   

Appassionati gli interventi sul palco, aperti da  Bernardo Bertolucci, al quale sono seguiti, tra gli altri, Giuseppe Piccioni, Francesca Comencini e Marco  Bellocchio. Si è chiesto maggiore coinvolgimento degli operatori del settore  nelle fasi decisionali, più risorse per il cinema in  particolare quello d’autore e quello giovanile, costi più alti  per l’utilizzo delle pellicole italiane da parte delle pay tv,  apertura del mercato ad altri soggetti, oltre a Rai cinema e  Medusa film. Ultimo a intervenire, prima delle conclusioni del  ministro Rutelli, è stato Marco Bellocchio, che ha  sottolineato come maggiore coinvolgimento significhi presenza  dei cineasti nelle istituzioni cinematografiche e, a tal  proposito, ha ribadito il proprio disappunto per la nomina a  presidente del Centro sperimentale di cinematografia di  Cinecittà di Francesco Alberoni, "un mio concittadino che mi  è molto simpatico ma che di cinema non capisce nulla".
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