Percorso

Per i ploaghesi una notte (quasi) da Oscar

Proiettato martedì sera, in anteprima nazionale al Moderno di Sassari, "Sa Grascia" il film di Bonifacio Angius che racconta una Sardegna oltre le visioni tradizionali. Lunghi applausi e la soddisfazione del regista. di Francesco Bellu

''Sa Grascia''Lo schermo vira sul nero, scorrono i titoli di coda e parte un applauso che riempie tutta la sala. Seicento persone che battono le mani. Bonifacio Angius tira un sospiro di sollievo: il suo film “Sa Grascia”, presentato martedì sera in anteprima nazionale al cinema Moderno di Sassari come “assaggio” del "Sardinia Film Festival", è piaciuto. E anche tanto.

L’azzardo è stato grande, e le domande che a fine proiezione senti fuori dal cinema, vanno a parare in più parti, perché il film di Angius è volutamente fuori dagli schemi, lui dice, anzi, che è «un esperimento». È difficile, infatti, sondare i limiti tra ciò che è reale e ciò che non lo è: tutto si mescola nella storia del piccolo Antoneddu, caduto dalle scale ma salvo per miracolo.

''Sa Grascia''La nonna ora gli ha messo addosso un abito da fraticello, perché deve andare sino alla chiesa di Sant’Antonio e ringraziarlo. Ha ricevuto “sa grascia”, la grazia. Lungo il cammino incontrerà personaggi buffi, malinconici, strambi, mentre la chiesa che sembrava dietro l’angolo è ancora lontana, tanto lontana, forse troppo. Il realismo trascolora in un mondo sfumato e dai colori accesi e brucianti di una Sardegna mai vista così sullo schermo. Da luogo geografico si trasforma quasi in un luogo dell’anima, in cui l’uso stesso della lingua sarda va oltre una scelta di realismo antropologico, per diventare semmai un sottofondo musicale arcaico e struggente. Il pellegrinaggio cattolico diventa quasi un viaggio pagano, dove la “magia” e il disincanto la fanno da padroni. Il piacere del racconto prende il sopravvento su tutto, obbligando lo spettatore ad abbandonarsi a quanto viene narrato, a seguire le ellissi narrative della storia, alle sue divagazioni che creano un senso di attesa, come se stesse per accadere qualcosa di improvviso.  

Bonifacio AngiusIn sala, insieme al regista, c’era anche tutto il cast artistico e tecnico: una bella soddisfazione per un film che ancora non ha trovato un distributore disposto a proiettarlo regolarmente nei cinema, e sarebbe un peccato se non accadesse. Bonifacio Angius segue una via tutta sua per raccontare una Sardegna che va oltre le visioni tradizionali, quella di una terra sospesa e senza tempo in cui vita e morte si rincorrono in un ciclo eterno, come una ruota che gira e non si ferma mai. Un po’ come il rumore degli applausi a fine proiezione, che non finivano più. Qualcuno di Ploaghe (il luogo dove è stato girato il film) ha detto che la serata di martedì «È stata come la notte degli Oscar». Tutti in paese porteranno a lungo l’emozione e l’orgoglio di essersi visti per la prima sul grande schermo.

1 giugno 2011


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