Percorso

PJ Gambioli: la mia rabbia contro le "Bestie"

Grande successo di pubblico e di critica per "Bestie", l’ultimo lavoro della nuorese Pj Gambioli. Presentato il 23 maggio, all'auditorium della Biblioteca Satta di Nuoro, il corto, scritto dalla regista in collaborazione con Antonio Murru e ispirato a fatti realmente accaduti, esplora il difficile tema delle violenze. di Arianna Salaris

 Dopo il taglio antropologico del precedente lavoro "Dalle tele alle trame", ora arriva l’impegno sociale di "Bestie", il suo ultimo lavoro.

Come è nato questo progetto?
Un film nato casualmente. Stavo presentando a Siniscola un precedente lavoro "Il destinatario dell’anello": in quella occasione, il presidente Antonio Murru mi ha proposto alcuni suoi scritti poetici riguardanti la tematica dello stupro, pensando a me in qualità di attrice di teatro. Ho immediatamente sentito l'urgenza di farne un film a patto di poter parlare con le vittime di questa esperienza.

Da quel momento è stato un susseguirsi di interviste, incontri, ricerche che mi hanno turbata, emozionata e colpita. Soprattutto la sinergia e la generosità che ho riscontrato nella popolazione di Siniscola, in Antonio Murru, nell'Università che rappresenta e nelle vittime che hanno accettato di raccontare i dettagli inquietanti di
una tragedia sociale che pare sia sempre più attuale. Volevo raccontare una storia vera, esprimendola attraverso un linguaggio cinematografico che fosse di impatto e di stimolo soprattutto al dialogo e alla riflessione.

Ci sono dei cambiamenti o delle novità rispetto allo stile dei suoi precedenti lavori? In che modo ha utilizzato il linguaggio cinematografico in quest'ultimo lavoro?
A parte la forza contenuta nella storia narrata, questo film è molto più curato anche dal punto di vista tecnico. Ho coinvolto il professionista Raoul Torresi per la direzione della fotografia, un service di Roma per il  supporto tecnico e sono stata felice di questa scelta. "Bestie" è un film molto differente dagli altri miei lavori, c'è suspance, e alcune idee che, a detta del pubblico che ha assistito alle due presentazioni, sono state recepite come originali e toccanti. Anche il montaggio, è stato realizzato per creare una crescente inquietudine fin dalle prime scene.

Come ha trovato i finanziamenti per realizzare il film? E come pensi di distribuirlo?
Inizialmente abbiamo lavorato anticipando tutto di tasca. Poi è stato coinvolto il comune di Siniscola che ha coperto le spese. Sul posto abbiamo trovato dei piccoli sponsor che ringrazio tantissimo per la collaborazione. Si tratta di imprenditori che ci hanno messo a disposizione il vitto e l'alloggio per lo staff, ci hanno fatto sconti sui biglietti navali.
L'essere riusciti a coprire le spese per noi è stato tantissimo, perché inizialmente questo lavoro è nato come una sfida, sia da parte mia che da parte di Antonio Murru con il quale ho scritto la sceneggiatura del film.
Per quello che riguarda la distribuzione posso dire che stiamo cercando di sensibilizzare i vari comuni della Sardegna e poi i Circoli dei Sardi per organizzare tutta una serie di appuntamenti convegno-proiezione. E' un lavoro lungo e difficile, ma abbiamo intenzione di proseguire questa campagna "anti-stupro", per aprire e stimolare la gente al dialogo. A questo proposito stiamo contattando anche gli uffici delle Pari Opportunità delle varie province per cercare di collaborare assieme. Speriamo naturalmente che dalle belle parole si giunga ai bei fatti.

Quali sono i suoi progetti per il futuro?
I miei progetti per il futuro sono ben definiti e si possono riassumere in tre punti: un corso di specializzazione ad alto livello, magari in America (perché lo studio è un elemento fondamentale per noi giovani cineasti e vorremmo davvero avere l'occasione di studiare a grandi livelli nella nostra terra); completare un progetto documentaristico sulle ARTI E MESTIERI IN SARDEGNA (che ho già iniziato ma non ancora ultimato); un lungometraggio che ho già scritto e che per ora, vista la mancanza di fondi, non posso ancora produrre.

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