Percorso

L’Isola a Pugni chiusi al festival

Positiva la presenza sarda all’appuntamento veneziano. Vittoria per gli  operai della Vinyls diretti dalla brava Infascelli e ottima vetrina per Marcias. Peccato per l’assenza dell’assessore e la poca incisività del nostro stand. di Elisabetta Randaccio

Fiorenza Infascelli50 anni fa, al Festival del Cinema di Venezia, veniva premiato (come opera prima) “Banditi a Orgosolo” di Vittorio De Seta, che segnò una precisa linea di confine nell'ambito delle pellicole con storie o ambienti sardi. De Seta, siciliano, si era appassionato alle drammatiche vicende dei nostri pastori dell'epoca, spesso, destinati a diventare banditi per una sostanziale ingiustizia sociale e per l'abbandono dello Stato, più che per delle ragioni mirate a delinquere.

De Seta firmò un film, il quale fu tenuto d'esempio per chiunque tentasse di raccontare la Sardegna sul grande schermo: in maniera asciutta, senza folclorismi, con uno sguardo alla dinamica economica e un altro alla natura ostile, ma affascinante della Barbagia.

Vittorio De SetaDopo 50 anni, a Venezia 2011, un'altra opera d'impegno, un racconto teso e coinvolgente, riceve un riconoscimento rilevante. Ancora una volta, è uno sguardo “esterno”, quello di una ottima regista romana, a fissare nelle inquadrature una ennesima storia di ingiustizie e di Stato inesistente ambientata in Sardegna. Infatti, “Pugni chiusi” di Fiorenza Infascelli ha vinto il premio come miglior documentario nella sezione “Controcampo”, che comprendeva film di qualità rilevante, altrettanto belli, come il commovente “Pasta nera” di Alessandro Piva su un episodio di incredibile solidarietà del secondo dopoguerra (i miseri bambini di Napoli ospitati dalle famiglie emiliane, grazie all'impegno dell' UDI, Unione Donne Italiane), o “Black block” di Carlo A. Bachschimidt, attestazione impressionante delle violenze della polizia durante il G8 di Genova, attraverso le testimonianze di giovani stranieri, presenti in quei giorni terribili nel capoluogo ligure. Quest'opera, peraltro, ha avuto una menzione speciale dalla giuria di “Controcampo”.

Gli operai della Vinyls“Pugni chiusi” ha trionfato perché è un film asciutto, commovente, rigoroso basato sugli incontri avuti dalla regista con il gruppo degli operai della Vinyls, i quali, per quasi due anni, hanno occupato l'ex super carcere dell'Asinara portando avanti una protesta pacifica, seguita pure dai media, ma, purtroppo, viste le ultime vicende, non conclusa felicemente. Eppure questa battaglia è servita, è stato un esempio per altri cassintegrati, precari, disoccupati, cittadini alla ricerca di un paese migliore. La Infascelli (gli operai, alla conferenza stampa veneziana hanno riferito come l'autrice si fosse immedesimata e inserita così tanto nel gruppo, da diventare anch'essa una “cassintegrata”!) è entrata con discrezione nelle storie di questi volenterosi “resistenti”, ha messo il freno all'eccesso emotivo, ha ritratto dolore e impegno, crescita politica e culturale dei più giovani, montando straordinarie inquadrature della natura dell'Asinara, più efficaci di qualsiasi spot melenso sulla nostra regione.

''A pugni chiusi''Le scenografie dell’isoletta, ripresa d'inverno, sono affascinanti. E' vero, come gli operai, secondo le loro parole, non riescono a “vedere” questa bellezza incontaminata, perché coinvolti anche psicologicamente in una scelta di lotta difficile, ma lo spettatore ne ha un ritorno emotivo forte, che accompagna la commozione del film, nel suo complesso. Non c'è folclore in “Pugni chiusi”; come i pastori di “Banditi a Orgosolo”, gli ex operai della Vinyls (una fabbrica di PVC non in perdita, chiusa per speculazioni oscure) appaiono dignitosi, consapevoli, fuori da qualsiasi stereotipo. Il documentario è stato prodotto dalla Bibi film, da Angelo Barbagallo con il sostegno della Società Umanitaria-Cineteca Sarda e l'Assessorato alla Cultura della Regione Sardegna.

Antonello ZandaSe l'Assessore Milia non si è visto in laguna, anche se annunciato (pare non sia riuscito ad arrivare per ragioni istituzionali legate anche allo sciopero generale con conseguente blocco dei voli nazionali), il direttore della Cineteca Sarda, Centro di Cagliari, Antonello Zanda ha partecipato alla proiezione in Sala Grande che ha riservato a “Pugni chiusi” cinque minuti di applausi sinceri dal pubblico e i complimenti sentiti del direttore del Festival Marco Muller. Dunque, la felicità del premio per i coproduttori del documentario si riscontra anche nelle dichiarazioni successive alla vittoria, parole importanti, che sottolineano il quarantennale impegno della Cineteca “nel promuovere la cultura cinematografica della Sardegna. Un premio e un riconoscimento alla competenza, alla qualità del lavoro quotidiano e a volte invisibile che i centri svolgono a 360 gradi nel campo della cultura cinematografica”. A “Pugni chiusi” è stato assegnato anche il premio come migliore fotografia; una scelta meritata, grazie alla perizia di Francesco Di Giacomo.

Peter MarciasLa nostra isola, inoltre, è stata presente al festival anche con un film recente, scelto come evento nella sezione “Queer Lion” e con uno storico cortometraggio in una delle varie rassegne che si alternano con successo nelle piccole e grandi sale della Mostra. Nel primo caso si tratta dei “Bambini della sua vita” di Peter Marcias, pellicola amata, sin dalla prima visione, dal responsabile del "Leoncino Arcobaleno" Danel Casagrande e voluta, per questo motivo, come proiezione speciale, aperta anche al pubblico gratuitamente. Ma l'elemento gratificante per Marcias è stato l'inserimento del suo film nel gruppo di prodotti cinematografici, in visione continua per gli esperti del settore, nella sala business della “Digital Expo”, situata all'hotel “Excelsior”, un'occasione unica per arrivare a distributori operanti in tutto i mondo e, dunque, al pubblico internazionale.

Piero LiviIl cortometraggio storico è stato, invece, “Marco del Mare”, famosa opera prima di Piero Livi, il regista olbiese che, dopo quel lavoro, attraverserà negli anni una carriera professionista importante. Il film è stato proiettato alla rassegna collaterale ad un convegno dell'Associazione di divulgazione Cinematografica FEDIC, che ha trattato della possibilità della distribuzione dei cortometraggi nelle sale dell'associazionismo cinematografico. A tale convention ha partecipato anche il sardo Marco Asunis, presidente della FICC nazionale, altra associazione di cultura filmica assai presente nella nostra isola. “Marco del mare” - un piccolo gioiello - nonostante risalga al 1957, è stato scelto come capofila dei corti da circuitare nelle sale d'essai. Infine, nei locali della “Digital expo” era presente un piccolo stand per rappresentare la Film Commission sarda, promuovere le nostre location, le nostre capacità di accoglienza alle troupe interessate a girare nella nostra isola e, non ultimo, partecipare ai mini convegni del Festival che trattavano di “Cinema e territorio”, dell'importanza delle Film Commission in Italia e via dicendo.

Lo spazio era angusto, non particolarmente attraente (qualche foto, il mazzo dei pieghevoli pubblicitari e nient'altro), l'assessore, come si è gia detto, non si è fatto vedere. E se è vero che nel rinfresco offerto dalle varie regioni partecipanti al convegno “Cinema e territorio”, la Sardegna ha partecipato con gustosi dolci, probabilmente bisognerebbe sfruttare meglio tali occasioni di visibilità e, nello stesso tempo, dare spazio alle nostre capacità creative nell'ambito del cinema.

14 settembre 2011

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