Percorso

Il solletico di Mimica

Per le strade della Marina e del suo inesauribile Cafè Noir un incontro che ha lasciato il segno: quello con l’eclettica regista e scrittrice croata Nina Mimica, autrice del film “Mathilde” e aiuto regista di numerose fiction tv. Quando la differenza fa la qualità. di Anna Brotzu

Nina Mimica e Jeremy Irons«Ci vuole tantissimo talento ma anche tantissima fortuna per riuscire in ogni cosa che fai»: lucida e precisa sintesi di quell'arduo equilibrio tra intelligenza e caos che regola i meccanismi sociali, specialmente dell'arte, nelle parole della regista, sceneggiatrice, scrittrice e drammaturga Nina Mimica, nei giorni scorsi a Cagliari ospite del IX Festival Marina Café Noir, firmato Chourmo.

Nata e cresciuta in Croazia, una laurea in Lettere, diplomata al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, ha descritto le sorprese e le peripezie che hanno accompagnato il suo primo film in un libro: “Vivere fa solletico”. Una strana storia, a tinte tragicomiche, che offre uno spaccato surreale e dolceamaro della decima musa italica (in bilico tra un successo insperato, con un cast stellare e produttori non troppo affidabili): ma davvero è andata così? “Ho scritto in quella pagina prima dell'inizio che il libro si ispira agli eventi realmente accaduti, a quelli mai accaduti, a quelli che stanno per accadere e quelli che non accadrebbero nemmeno se li supplicassimo di farlo. Del resto, cos'è la realtà?”.
 
“Mathilde”: più che un film, un’impresa (quasi) disperata?
È stata una vera e propria avventura: io ho fatto il corso di regia al Centro Sperimentale, ho girato tantissimi cortometraggi, ho lavorato in televisione e in pubblicità, ma sognavo sempre di fare il  primo film. Non avevo mai tempo, però finalmente ho scritto la sceneggiatura e trovato un produttore, quindi ci siamo messi a cercare l'attore protagonista. L' abbiamo spedito - nella mia megalomania di esordiente – a.... Jeremy Irons e Daniel Auteuil!
 
Meglio pensare in grande!

Infatti. Aspettavamo a questo punto un miracolo perché la possibilità che una qualsiasi star accettasse il film di un' esordiente era zero virgola 38 zeri. Il miracolo è avvenuto: non solo tutti loro hanno accettato di interpretare quel ruolo, ma anche Harvey Keitel al quale la sceneggiatore era arrivata non so come, e  Gerard Depardieu... Per i ruoli minori hanno accettato Jeanne Moreau,  Hanna Schygulla...
 
Nina MimicaUn esordio davvero in grande stile...
L' inizio della produzione era seguito da buoni segni, e questo era importantissimo per me non solo a livello emotivo ma dal punto di vista filosofico, perché la sceneggiatura parlava del sistema di segni che la natura ci manda e noi non sappiamo più decifrare, non essendo più in contatto col divino. I buoni segni confermavano il valore stesso di quello di cui il film parla. Poi pian piano hanno iniziato a manifestarsi anche i segnali negativi, perché fare film è creare sogni, fare il primo film ad alto budget in Italia è lottare per non perdere quei sogni!
 
Che è successo?
Questa megaproduzione con tutte megastar è stata a un mese dalle riprese venduta a un nuovo produttore nelle cui mani i soldi sono misteriosamente scomparsi: abbiamo potuto girare solo una parte della sceneggiatura, sono stata costretta a montare quello che avevamo girato all'inizio, che era stabilito  proprio casualmente  dalla disponibilità degli attori, dalla stagione, e fare un film con quello che avevo. Di tutto quello splendido film d'autore, che è piaciuto a tantissimi attori, è rimasto un buon giallo. E l'assurdo continua.
 
Cioè?

Io ero mortificata, i miei sogni erano affondati, infranti. Invece, proprio perché si trattava di un semplice giallo senza riflessioni d'autore sul senso della vita, è piaciuto a tantissimi compratori  a Cannes. Ma proprio nel momento in cui “Mathilde”, questo film con questo strano destino stava per essere venduto in tutto il mondo, i produttori hanno iniziato a litigare tra loro sulla proprietà, o forse su chi avesse rubato più o meno soldi. Tutto questo è successo quasi dieci anni fa, ormai a tutt'oggi il film è bloccato in tribunale e non ha ancora visto la luce, o meglio il buio delle sale cinematografiche. Su quest' esperienza, così ridondantemente tragica, ho potuto scrivere solo una commedia!
 
Jeremy Irons nel filmImpreziosita di elementi magico-fantastici e con un alter ego: Lea. Quanto c'è di verità e quanto  d'invenzione... letteraria?
Il destino ha mostrato di avere tanta fantasia, io gli ho dato semplicemente un po' una mano: nel libro mi interrogo sul perché proprio le scene sui segni della natura non siano state girate: e appare un profeta, Jesus Pepe, che gira film porno per far arrivare le sue teorie, i suoi messaggi a più gente possibile, si sa che il porno raggiunge quasi tutti!
 
Un mistero “esoterico”..
Interpretare i segni della natura fa parte di quei saperi antichi che secondo le teorie di complotto e secondo Jesus Pepe i massoni ci nasconderebbero: perché sono le vere ricette per l' evoluzione spirituale (di cui aspirano a essere gli unici fruitori). Allora ironicamente mi sono chiesta: ma forse la tragedia del mio film non è stata una solita storia italiana dove i soldi scompaiono? E se Pepe  avesse ragione e ci fosse  veramente un complotto più grande? Comunque, mi è venuto naturale trattare l'argomento con umorismo perché il grottesco è il modo migliore per descrivere l'assurdo del mondo in cui viviamo immersi.
 
Nina Mimica alla presentazione del libroIl libro diventerà un film?
Sarebbe bello: aspetto offerte hollywoodiane! I sogni cambiano: ho scoperto ora la letteratura che mi piace tantissimo, mi piace giocare con le parole, i miei film li scrivevo da sola e prima di laurearmi in cinema mi sono laureata in lettere. Forse ora  mi aspetta un terzo sogno. Se è vero che  sogni si nutrono di mistero e pasteggiano a base di sorprese... chissà!
 
Com'è approdata in Italia?
Mi sono laureata prima della guerra in Croazia e mi occupavo di teatro, ho fatto degli spettacoli  in italiano perché mi piaceva la letteratura italiana. In fondo vengo dalla Dalmazia fondata dai romani,  appartenuta poi ai veneziani, il nostro dialetto è molto simile alla lingua italiana, abbiamo una familiarità con l'Italia. Un piccolo teatro romano, l'Argot mi ha chiamato e mi ha offerto di lavorare. Io ho accettato perché adoravo la letteratura italiana: sono venuta in Italia per amore di Guido Cavalcanti, il mio poeta preferito.
 
E il cinema?

Vivevo qua da due anni quando è scoppiata la guerra, e mi son dovuta chiedere: cosa ci faccio così lontano da tutti quelli che amo? Queste situazioni così toste ti mettono con le spalle al muro e devi trovare le risposte sincere dentro di te. Ho capito che se posso contribuire per la pace, per riportare il senso non solo nel mio paese ma in tutto il mondo, sicuramente non sarei andata a lottare, a sparare, a combattere: il mio talento è quello di giocare con le parole e sempre di più con le immagini. Quindi ho provato a iscrivermi al centro sperimentale, ci son riuscita e ho avuto una  borsa di studio del governo italiano per studiare la regia; e tutti i miei cortometraggi  - al centro e dopo – ripensandoci, parlavano della guerra: i miei soldati non portano mai un uniforme (non sono nazionalista). Io volevo parlare della mentalità che crea la guerra e di quella che può porvi rimedio.
 
''Mathilde'' locandinaChe intende?
Gli egoismi atroci dei potenti che pur di avere di più, fondamentalmente più potere, che arriva dai soldi e dai territori, indottrinano tramite i mass media, le masse riscoprendo eroi nazionali e valori inesistenti, questi nazionalistici appunto, le lobotomizzano per usarle per i loro scopi: questa è la mentalità che crea la guerra.
 
Ha poi ripreso i contatti con quel mondo?
N
on li ho mai persi. Certo seguendo follemente  il sogno di fare cinema qua, lo frequentavo sempre meno però dopo questa storia di “Mathilde” - il film mai uscito - ho avuto tempo, e bisogno di fare una piccola pausa per ridefinirmi, per capire che cosa fossi diventata seguendo questo sogno e mi sono resa conto di aver tralasciato moltissime cose rimaste in Croazia. Negli ultimi cinque anni ho cercato di recuperarle, passando ogni momento libero in un paesino piccolo che porta il mio cognome, Mimice. Vivo ora queste mie due identità: una regista, una scrittrice che opera in Italia e una che appena può torna in Croazia a prendere nuova ispirazione.
 
Un bel principio.
Ma ormai la logica del cuore è superata: ora  c'è logica del mercato, che detta cose assurde, ed entra in ogni segmento della vita. Ho visto un documentario - comico, bellissimo, ha vinto un sacco di premi – sulle mestruazioni: bene, un medico brasiliano ha inventato la pillola per fermar le mestruazioni per renderti più produttiva sul posto di lavoro: per farti diventare un'ottima produttrice, lavoratrice, consumatrice. In questa luce le teorie di complotto di Jesus Pepe nn suonano più tanto comiche ma sembrano la realtà che ci circonda: in chiave comica dice le stesse teorie che Sigmund Bauman scrive sull'economia e sui mercati mondiali. Tremendo ma vero.
 
Una curiosità: quali fiction per la tv?
Ho girato tantissime volte la seconda unità di serie tipo “L'avvocato Porta” e “Distretto di polizia”. Era quindici anni fa: si poteva ancora lavorare da regista. Erano i miei primi passi: ho fatto i cortometraggi al centro sperimentale, son stata fortunata perché quei corti hanno vinto i premi: uno era candidato italiano all' Oscar, uno al Globo d'oro, ho vinto il festival di Bilbao, etc. e questo mi ha aiutato a farmi notare. Mi ha presa anche la pubblicità, là mi hanno notato quelli della televisione e mi hanno chiamato a lavorare in televisione. Ma soprattutto nel primo periodo - tra il Centro Sperimentale e la pubblicità - ho fatto l'aiuto regista e questo mi ha aiutato tantissimo nel mio mestiere di regista perché soprattutto in televisione dove c'è poco tempo per girare.
 
il divertente Premio Qualche nome?
Franco Giraldi, regista triestino che adoro, con cui ho girato un film e varie miniserie televisive; e poi Gianluigi Calderone per “Un' isola d' inverno”. Dopo “Mathilde” ho continuato a scrivere sceneggiature per altri - volevo stare più con i miei in Croazia – invece di correre ogni secondo in Italia per girare. E per me ho scritto il libro: uscito prima in Croazia dove è stato un best seller. Poi quando l'Einaudi l'ha voluto pubblicare, invece di tradurlo l'ho riscritto: i personaggi sono gli stessi, la trama è la stessa però l'approcio è diverso, è una scrittura libera, non proprio una traduzione: è  molto noioso tradurre se stessi. E' un libro comico, come una barzelletta, ma se la senti tante volte non ti diverte più!
 
Stato dell'arte del cinema in Italia oggi?
Vedo che è molto difficile fare il cinema: c' è moltissima gente disoccupata e l' aspetto produttivo quasi regna su quello artistico: è veramente difficile con tantissime paranoie e restrizioni fare un buon film; è vero anche che la quantità produce una maggiore qualità. E' statistica: se non si girano molti film non ci si può aspettare che fiorisca una marea di buoni film.
 
Progetti futuri?

Per un po' di tempo sarò in Italia per la promozione del libro - una piccola tournée - poi dovrò  correre in Bosnia dove sto preparando un documentario sullo stupro come arma di guerra per una produzione italiana. E' un lavoro a più mani, un documentario per il cinema fatto di tre storie, una italiana, una africana e una bosniaca. Anche se son croata mi hanno chiesto di trovare una storia bosniaca. Purtroppo sono storie che si ripetono, ovunque.

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21 settembre 2011

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