Percorso

In Lussemburgo il vento del cinema soffia ad est

Si intitola “CineEst” ed è un’interessante realtà cinematografica giunta quest’anno alla sua quarta edizione. In una città storicamente terra d’approdo di manager e businessman il fascino del cinema ha sedotto pubblici eterogenei. di Arianna Salaris

CineastIn autunno in Lussemburgo non c'e' certo da annoiarsi. Nonostante il cielo grigio e le piogge insistenti, il calendario di eventi cittadini e' piu'  frizzante e colorato che mai. Tra la notte dei musei, i festival jazz, un originale e multilingue programmazione teatrale, i concerti e le originali esposizioni d'arte internazionale contemporanea, si trova sempre qualcosa di diverso e non banale da fare, riconfermando questa citta' cuore pulsante della  mittel europa, crocevia di culture e laboratorio di idee all'insegna della piu' babelica multiculturalita'.
Uno degli appuntamenti più caldi della stagione e' senza dubbio “CineEst”, il festival del cinema dell'Europa centrale ed orientale che, proprio ad ottobre, festeggia con successo il suo quarto compleanno. Questa IV edizione si presenta ancor più ricca e stimolante rispetto alle precedenti:  con i suoi ormai ben sei “guest country” (Ungheria, Polonia, Repubblica ceca, Slovacchia, Bulgaria e Romania) e la sua ricca proposta di proiezioni, "CineEs"t  intende essere quest'anno non soltanto il festival della settima arte ma anche un' occasione di incontro e scambio culturale. Per tale ragione gli organizzatori hanno deciso di dedicare ampio spazio ad  approfondimenti e dibattiti, puntando molto  sull'aspetto conviviale del festival, con una accattivante serie di eventi speciali: concerti, serate gastronomiche e party danzanti con importanti dj.
Un così ricco e variato calendario di eventi e' stato pensato non solo allo scopo di coinvolgere ed attrarre un crescente numero di persone al mondo del cinema, ma anche per invogliare il pubblico alla scoperta della cultura e delle tradizioni del Lussemburgo, ad esempio degustando dopo la visione dei film i piatti tipici della cucina lussemburghese e un'ottima selezione di birre e vini regionali.
Fino al 23 ottobre il pubblico potrà dunque apprezzare una numerosa selezione   di lungometraggi (40 per l'esattezza), di cui nove competono per il Grand Prix.
LussemburgoLa giuria, composta da sei esperti, sarà presieduta quest'anno da un personaggio d'eccezione: Agneszka Hollan, regista e sceneggiatrice polacca, ben due candidature all’Oscar all’attivo e  nota per aver diretto Di Caprio in “Poeti dall’Inferno”. Tuttavia, oltre agli esperti, anche gli spettatori attraverso il Prix di Public avranno la possibilita' di votare i film che apprezzeranno maggiormente, esprimendo così le loro preferenze personali.
Titolo del tema principale di questa edizione: "On the margin of society”, che verra' sviluppato oltre che da una ricca selezione di film, anche da una grande esposizione collettiva di fotografie intitolata: “Living on the margin”, 150 opere di otto artisti di varie nazionalita' che ritraggono i differenti aspetti del vissuto di coloro che si trovano appunto ai margini della società dominante: storie inusuali di criminali, rifugiati, drug addicts, minoranze etniche, prostitute e homeless, che fissano gli istanti dell'esistenza di chi per scelta o per necessità si trova a vivere in una condizione di “irregolarita'” e di emarginazione sociale: uno sguardo inedito sugli aspetti meno conosciuti della realtà contemporanea capace di destare una profonda riflessione sulla condizione umana di persone apparentemente invisibili e “diverse”.

I film che rientrano nella tematica del disagio sono stati inoltre raggruppati in due sottosezioni:  “Yung & Furious” e “Use, Abuse, Overdose”. Il secondo tema proposto quest'anno e' invece: “East goes West”, un ciclo di film realizzati da registi provenienti dall'Europa centrale ed orientale, molti dei quali hanno ottenuto un  notevole successo sia nell'Europa occidentale che negli States. Questa categoria presenta opere di autori abbastanza noti, ad esempio Bela Tarr e Lech Majewski, o notissimi come Roman Polanski e Milos Forman (ai quali è inoltre dedicata una miniretrospettiva di film recenti e meno recenti).

Disagio socialeSpazio anche alle opere di giovani artisti emergenti, con una maratona 30 cortometraggi e con le opere di una nuova generazione di movie makers che sta cominciando ad attrarre l'attenzione del pubblico e della critica internazionale, come  Urszula Antoniak o Kostantin Bojanov, autori che  mantengono forti legami artistici con la propria terra pur lavorando spesso con attori stranieri e in coproduzioni internazionali.
Unico appunto, a parte il prezzo non proprio popolare del buffet (25 euro) è, almeno a parere di chi scrive,  la complicata distribuzione degli eventi nello spazio cittadino. Le proiezioni sono infatti dislocate in modo eccessivamente dispersivo in almeno sette cinema differenti. Per una persona che non conosce abbastanza la città, arrivandoci magari per la prima volta, può  risultare alquanto stressante  avere la sensazione di “inseguire” il festival, piuttosto che di “seguirlo”, dedicando troppo tempo a cercare i percorsi più agevoli per raggiungere i luoghi delle proiezioni.
Lussemburgo è una città abbastanza a misura d'uomo, risulta essere piuttosto estesa e, urbanisticamente, alquanto articolata. E' dunque facilmente immaginabile che, nonostante la chiarezza della brochure del programma,  non sia abbastanza agevole per chi approda a Lussemburgo per la prima volta, farsi un’idea precisa dei possibili e diversi percorsi per raggiungere le sale.

Immagini dal FestivalDato inoltre l'alto livello qualitativo delle opere in programma, l'impressione è che in questo festival manchi un vero e proprio centro che si faccia cuore  pulsante dell'evento, di uno spazio cioè che costituisca il vero fulcro d'attrazione, di facile riconoscibilità per tutti: cinefili, passanti occasionali e protagonisti veri e propri.
Lo spirito di un festival passa anche, e non secondariamente, attraverso la costruzione di un spazio contestuale e cotestuale rispetto all'evento e che si realizza dando vita in un luogo preciso e in un arco di tempo preciso, ad una sorta di villaggio temporaneo abitato da una piccola comunità motivata da interessi condivisi. Nonostante il carattere di impermanenza, l' atmosfera che si può creare attorno ad un festival  riesce sempre col tempo e col proprio marchio di unicita', ad affermarsi come un appuntamento atteso nella citta'. Certamente gli organizzatori avranno avuto le loro difficoltà, circa questo aspetto: non è facile concentrare in un solo punto un programma cosi' vasto. Ciò vale ancor più per l’organizzazione di un festival di cinema che presenta dei limiti oggettivi che non sono facilmente aggirabili rispetto, ad esempio all’organizzazione di un festival di letteratura.  Pertanto questa osservazione circa la sensazione di dispersività di questo festival non è da interpretare come una critica quanto piuttosto come un augurio per le future edizioni. Per il suo essere al centro dell’ Europa, in un territorio continuamente attraversato da persone di ogni dove, Lussemburgo ha più che mai l’opportunità e la responsabilità di diventare laboratorio di identità per se stessa e per le diverse etnie che si trovano a convivere. Il rischio è infatti che questa terra di infiniti incroci e passaggi finisca col diventare un' anonima stazione di passaggio, un “non luogo” meta di business man di emigrazione e ricchezza esibita. Un posto dove l’abitudine alla diversità non diventa accoglienza ma solo fredda efficienza.
Ad ogni modo, il successo di “CineEst” è già evidente dando una prima occhiata alle cifre: la partecipazione di 1700 spettatori solo nella prima settimana è un risultato decisamente incoraggiante e costituisce un interessante indicatore della sensibilità crescente  della popolazione per le tematiche del disagio e dell’ esclusione sociale che, aldilà delle apparenze è emergenza, oltre che nell’ est dell’ Europa anche in questa privilegiata isola di benessere.

19 ottobre 2011
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