Percorso

"La maga d'amore" di Ferrara

Il regista, minacciato di morte per gli affondi politici contenuti nei suoi film svela: "Il mio nuovo set sarà in Sardegna".  E confessa: "Guido Rossa ha sepolto le Br". di Maria Elena Tiragallo

 Dal generale Dalla Chiesa al politico Aldo Moro, dal giudice  Falcone al banchiere Calvi alla storia del sindacalista, Guido Rossa, operaio dell'Italsider di Genova ucciso dalle Brigate Rosse nel 1979. A seguire, curare e sviluppare queste vicende è il regista Giuseppe Ferrara, veterano del cinema che ha indagato a lungo sui nervi scoperti della storia italiana (ha firmato tra i tanti, "Il caso Moro" "Il banchiere di Dio" "Guido che sfidò le brigate rosse").

Il nuovo film, completato nel luglio 2006, ma nelle sale solo dopo un anno, è dedicato a Guido Rossa ucciso perché denunciò un compagno di lavoro postino del materiale propagandistico brigatista in fabbrica. La pellicola ha come interpreti Massimo Ghini nel ruolo di Rossa e Anna Galiena in quello di sua moglie Silvia, Gian Marco Tognazzi nei panni di Riccardo Dura, della colonna genovese, a Mattia Sbragia in quelli di Moretti, all'epoca numero uno delle Br. Ma nonostante la rosa dei  protagonisti, numerose sono state le difficoltà incontrate nella realizzazione per l'assenza di finanziamenti nella produzione.

 Ferrara, ma alla fine come avete fatto a distribuirlo?
Anche se Rai Cinema si è vantata di aver sostenuto il film, in realtà ha solo comprato i diritti di antenna. Una grande risorsa è stata la Cgil che lo ha patrocinato, ha fatto pressioni su Rai Cinema e sull'Istituto Luce, perché il film venisse distribuito adeguatemente. Sono stato sommerso da richieste di proiezioni in tutta Italia dall'organizzazione sindacale.

È' arrivato anche a Cagliari.

Sì, mi è stato detto che è stata fatta richiesta e che sono previste delle proiezioni.

Una sceneggiatura piuttosto articolata...
E' strutturato in due direzioni. Da una parte, la vita del sindacalista Guido Rossa, interpretato da Massimo Ghini, e dall'altra quella del brigatista Riccardo Dura, interpretato da Gianmarco Tognazzi. Racconto le vicende parallele, come se fosse un binario. Allo spettatore è offerta una doppia visione, a lui la scelta della strada migliore. Era scomodo perché il sindacalista aveva dimostrato che gli operai erano lo Stato.

E' una ricostruzione fedele?
Tutto vero, certo alla fine è la mia interpretazione del caso. Mi sono documentato molto, ma tutto ciò che racconto è vero. Ho verificato con testimonianze, inchieste della polizia, ho parlato con gli amici, con la figlia Sabrina autrice del libro "Guido Rossa, mio padre", da cui mi sarebbe piaciuto attingere molto di più, ma purtroppo il libro è stato pubblicato dopo la realizzazione del film. Anche Massimo Ghini ha incontrato i suoi compagni di banco per documentarsi sul carattere di Guido Rossa. Anche la moglie, ancora vivente, mi ha dato dei frammenti, concedendomi di utilizzare dei crocifissi che lui stesso scolpiva e usati rigorosamente nel film. Insomma, ho ricostruito con esattezza le stanze delle riunioni sindacali, usando lo stesso tavolo su cui lui scriveva.

Ha incontrato esponenti del movimento brigatista?
Cerco di limitare sempre gli incontri con i criminali, che hanno interesse a travisare la realtà. Ho incontrato Fulvia Miglietta, una donna molto credente ma che si è sporcata troppo le mani. Alcuni mi dicono che ho fatto il lavoro classico di un cronista ma non è così, ho fatto vedere dei flashback per affondare il discorso nella realtà e mostrare i brigatisti negativamente. L'ho fatto per aiutare la democrazia a rimanere in sella.

Raccontare storie così delicate non è pericoloso?
Sono attratto dalle vicende storiche d'Italia, sono uno che racconta fatti veri che hanno dato una svolta alla vita quotidiana. Guido era un uomo di sinistra che ha determinato la fine delle Br.

Quale tecnica di regia ha usato?

Sono alieno dal muovere la macchina da presa, la muovo solo per seguire i personaggi, così il pubblico si sente dentro la storia. Non  invento l'inquadratura d'effetto, quelle utlizzate sono fatte con l'occhio del testimone, sono cioè semplici. Non sono un cronista, ma colgo gli elementi essenziali della storia.

Ha mai avuto intimidazioni?

Mi hanno minacciato di morte a Catania, durante un convegno, ma alla fine passano anche quelle.

I suoi progetti futuri sfioreranno la Sardegna?
Sì, sto iniziando un film dal titolo "Maga d'amore", ovvero l'iniziazione di una ragazza a cui i pirati tusini uccidono il padre. La location del film sarà il logudorese, ma siamo ancora in una fase iniziale. Bisogna scegliere gli attori, definire la produzione, insomma, siamo ancora in alto mare. Ma che mare...
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