"The burning plain", il confine della soitudine
di Elisabetta Randaccio
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Arriaga, frattanto, ha realizzato la sua opera prima supportato da una superba crew tecnica e di interpreti. Il film, The burning plain, però, paradossalmente risulta debole proprio nella sceneggiatura. Infatti, il gioco di scrittura “circolare” privilegiato da Arriaga per le altre sue opere, risulta ricamato su un meccanismo narrativo che lo spettatore attento intuisce ben presto. Il frantumarsi della temporalità, così, non mantiene il mistero, ma assume il valore di una sequenza di flashback ben riconoscibili.
Altrettanto sorprendentemente, però, il film è girato con una capacità tecnica di ottimo livello, rivelandoci Arriaga come regista di gran valore. Sin dalla prima inquadratura, una casa di legno che si incendia improvvisamente nel mezzo di una pianura assolata (la scena “primaria” su cui ruotano le vicende, ma anche l'inconscio dei personaggi), lo spettatore rimane affascinato dalla capacità di raccontare luoghi, dettagli e psicologie. Gli interpreti in questo gioco raffinato sono fondamentali: tre grandi attrici di tre generazioni diverse, belle e brave: Charlize Theron, Kim Basinger, Jennifer Lawrence (giovane esordiente di lusso), che quasi “bergmaniamente” offrono il proprio volto per narrarci delle collisioni tra egoismo, senso di colpa, elaborazione del lutto, espiazione.
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Pirandellianamente, c'è chi cercherà una nuova identità per rimuovere il dolore intollerabile fino allo scioglimento finale. A fare da sfondo una provincia americana melanconica e mediocre, evocante le location dei capolavori della New Hollywood anni settanta. The burning plain dimostra che si può amare un film imperfetto, ma, comunque toccante.