Percorso

"I costumi nel cinema? Meglio se non si notano"

Stefania Grilli, la costumista sarda che ha lasciato Roma perché voleva lavorare sull'Isola con Salvatore Mereu  fa un primo bilancio delle sue scelte: "Qui il cinema va a rilento, credo non sia il massimo per chi lavora nel settore". di Met

Stefania Grillini, costumistaCon “Ballo a tre passi ” di Salvatore Mereu ha esordito dietro il set come costumista. Con "Tutto Torna" di Enrico Pitzianti, sta conoscendo il successo. Prima del cinema però Stefania Grilli ha fatto anche una bella gavetta dietro i camerini dei teatri di posa. Il cinema però non smette di conquistarla. Anche se qui in Sardegna, si fa una bella fatica...
Qual è la sua formazione?
Dopo gli studi al liceo artistico di Cagliari, ho studiato scenografia e costume teatrale all’Accademia delle Belle Arti di Bologna. Ho avuto esperienze in campo teatrale, nel cinema ho iniziato con Salvatore Mereu in “Ballo a tre passi”, è stato il primo regista che ha creduto in me. Sono sempre stata appassionata di cinema e volevo provare quell’esperienza. Ho cercato a tutti i costi di incontrarlo anche se sapevo che lui aveva già una sua costumista. Il fato ha voluto che in quel periodo lei fosse incinta; lui mi ha capito, ha creduto in me e mi ha dato quest’opportunità. Oggi devo ringraziare Mereu per avermi concesso di affacciarmi nel mondo del cinema.
 
Mereu l’ha "battezzata" e lei è rimasta in Sardegna?
All’epoca mi ero stabilita a Roma e Salvatore Mereu l'ho incontrato nella capitale. Inizialmente sono tornata in Sardegna per il film, ma ho annusato subito che il cinema sardo era in fermento, infatti sono arrivate altre proposte e così sono rimasta nell’Isola. Oggi, facendo un minimo di bilancio, credo di aver sbagliato, perché qui il cinema va a rilento, credo non sia il massimo per chi lavora nel settore, nel senso che non si riesce a vivere di cinema. Credo moltissimo nei registi sardi, purtroppo penso che la situazione vada a peggiorare.
 
Sul set di Che cosa succede quando si viene coinvolti in un film? Cosa fa la costumista?
Dopo aver letto ed ascoltato l’idea del regista, che dà alcune indicazioni su come vuole i costumi, ci si incontra  per trovare insieme delle soluzioni e dei compromessi, è necessario trovare un punto d’incontro con i rispettivi pensieri anche perché il regista è meno preparato sui costumi, rispetto alla costumista. Poi molte scelte dipendono anche dal budget del film.
 
Qual è la caratteristica che non deve mai mancare in un costume?
Il costume funziona se non si nota, soprattutto nei film contemporanei. Lo spettatore non si deve distrarre dai costumi, devono essere talmente giusti da non notarsi.
 
La difficoltà maggiore?
Il lavoro che c’è dietro, tutto quello che non si vede. La difficoltà maggiore è quella di catalogare scena per scena, quindi di non sbagliare nei raccordi. E’ necessario costruirsi una squadra per poter lavorare.
 
Ci deve essere una coerenza tra il costume e l’immagine interna del personaggio?
Certo, la psicologia del personaggio va studiata, di solito c’è una scheda del personaggio con le caratteristiche estetiche, psicologiche, che è importantissima.
 
Per la ricerca dei costumi si ricorre anche ai mercatini?
Dipende da tante cose, per alcuni personaggi si cerca nei negozi o nei mercatini ma c’è sempre anche l’armadio degli amici e dei parenti da tener presente. Nel film “Tutto Torna” di Enrico Pitzianti una buona parte dei vestiti appartengono agli sponsor che li hanno messi a disposizione prendendoli dai loro negozi. In altri casi c’è anche la possibilità di farli fare direttamente in sartoria.
 
 Ce lo racconta un aneddoto sui costumi di “Tutto Torna”?
Il personaggio della vecchia è stata una scommessa. Enrico Pitzianti voleva abiti originali da barbone, sporchi, usati, che puzzassero sul serio per far assumere ai personaggi, presenti nelle scene della vecchia, espressioni di sdegno.
Per ricercare questi costumi avevo preso contatti con gli zingari, avevo procurato degli abiti, poi alla fine ho preso dei cappotti e li ho invecchiati. Alla fine, hanno funzionato e non c’è stato bisogno di  utilizzare quei vestiti sporchi e usati.
 
Quali le qualità di una buona costumista?
Nel mio caso sono stati fondamentali dieci anni di studi artistici,  che mi hanno portato ad affinare il gusto estetico, bisogna avere un’ampia visione dell’arte.Non credo che questo mestiere si possa affrontare non avendo nessuna nozione di storia del costume, di fotografia, scenografia e tanta  storia dell'arte. Certo gli studi non sono l'unica cosa, l'esperienza sul campo poi è fondamentale. Nei requisiti non si possono tralasciare anche le capacità organizzative, molta passione e tanta forza, perchè questo oltre ad essere un mestiere bellissimo è anche molto difficile, l'ambiente lavorativo è molto duro e competitivo e spesso la meritocrazia inesistente.
 
La vecchietta di Che consiglio darebbe a un giovane cui piacerebbe fare questo lavoro?
Lasciare la Sardegna e andare fuori a studiare e a lavorare.
 
Mereu, Pitzianti, Pani, Contu, con chi ha lavorato meglio?
Con qualcuno mi sono trovata bene da un punto di vista umano, con altri meno. Sono registi con caratteri diversi, però tutti pignoli per fortuna, attenti al costume, ognuno a modo suo mi è però stato vicino. Lavorare con persone diverse è bello perché affronti le situazioni in modo diverso. E ogni volta si impara.
 
Progetti futuri?
Si prospetta un lavoro molto intenso nel prossimo periodo che riguarda sempre il cinema sardo. Ma per ora dico solo questo: incrociamo le dita!
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