Segni particolari sul set? Un po' di rosso
Vestire il cinema: ovvero incontro con Stefania Grilli costumista sarda già passata alle cronache sul set di “Su re” e attualmente impegnata nelle riprese dell'ultimo film di Marcias “I bambini della sua vita”. L' equivoco dello scambio di persona Pellegrini-Porcelli. di Anna Brotzu
![Stefania Grilli sul set Stefania Grilli sul set](images/stories/G/GRILLINISTEFANIA/grillimarcias.jpg)
A svelare nuances e atmosfere del racconto per immagini «in corso d'opera tra i quartieri storici e il Porto» è la costumista Stefania Grilli (cagliaritana d'origine, formazione artistica “mirata” tra l'Isola e Bologna e un curriculum di tutto rispetto, dal fortunato esordio con “Ballo a tre passi” di Mereu a “Tutto Torna” di Pitzianti).
Cosa indossano i protagonisti di “I bambini della sua vita”?
E' una storia contemporanea, si svolge ai giorni nostri con uno scarto temporale minimo: torniamo indietro di un paio d'anni, a fine anni '90, ma ora siamo nel 2000! Ambientata in una città italiana, che è Cagliari, riconoscibilissima nella varietà dei suoi paesaggi, dai quartieri storici al porto, con i suoi angoli più segreti e suggestivi, ma potrebbe essere Roma o Milano: nessuna nota folkloristica, ma un respiro volutamente “nazionale”. Quindi un'epoca apparentemente più semplice da ricostruire, ma in realtà è un lavoro molto delicato: bisogna stare attenti all'aspetto psicologico di ogni personaggio. Proprio nella diversità di stili e nell'infinita possibilità di combinazioni, gli abiti devono corrispondere al carattere: sono importanti i dettagli, le sfumature.
In particolare?
Ci sono dei personaggi identificati con dei colori, e lo stile di abbigliamento di ciascuno rappresenta una nota particolare nelle scene corali. Parlo soprattutto dei giovani, tra cui vige anche maggiore libertà nel vestire: per esempio ci son ragazzi indirizzati su un genere più intellettuale-studente, piuttosto che il tipo della frequentatrice da discoteca, e anche nelle scene d'insieme una dei protagonisti appare più “colorata”.
Una dimensione quasi “pittorica”?
Sì, volendo. In fondo lavoriamo per immagini e sull'immaginario! Il mio lavoro parte dalla sceneggiatura, dalla descrizione dei protagonisti e delle altre figure, diciamo, di contorno; per gli attori all'inizio mi baso sulle fotografie, l'incontro spesso avviene sul set, o quasi, ed è un passaggio ulteriore.
E le scarpe (suonerà un po' fetish)?
Le scarpe sono un elemento abbastanza importante, infatti è una ricerca che richiede un po' più di tempo: spesso si identifica un personaggio con una calzatura (come accade nella vita, magari degli stivali così comodi che non ce li toglieremmo mai), o due diversi tipi di scarpe che riflettono un cambio di situazione, tra sera o mattina, diversi momenti o più giorni. Io cerco sempre di non calcare la mano, di non esagerare; troppi segni, troppi cambiamenti inducono confusione, se non sono funzionali al film distraggono inutilmente l'attenzione: non m'interessa l'effetto “sfilata di moda”, preferisco lavorare per sottrazione.
Com'è confrontarsi con attori come Piera Degli Esposti o Nino Frassica?
In realtà all'inizio tutti i personaggi sono in primo piano. Certo davanti ad artisti importanti ci può essere un po' di emozione, ma la cura, l'attenzione è la stessa; in un film in abiti contemporanei può anche capitare che ad un attore o un'attrice si chieda di portare qualche pezzo, pantaloni o una giacca, che può aiutare l'interprete a sentirsi a proprio agio nei panni del personaggio.
Una curiosità: com'è approdata al cinema?
Ho sempre voluto fare solo questo: così mi son iscritta all'artistico, poi all'Accademia di Belle Arti a Bologna e subito ho cominciato a lavorare in teatro; poi mi son innamorata del cinema e ho avuto la fortuna di incontrare Salvatore Mereu. E dopo “Ballo a tre passi” ho deciso di restare in Sardegna e come me tanti altri, si son create tante sinergie, c'era un grandissimo entusiasmo e pian piano son nate e cresciute tante professionalità. Anche se non mancano le difficoltà (e qualche delusione: la Legge Regionale aveva suscitato molte, forse troppe aspettative, e servirebbe una Film Commission come quella di Torino!), in particolare nel mio lavoro, perché l'idea della sponsorizzazione non è ancora diffusa – i commercianti offrono il loro sostegno non per un ritorno economico ma perché s'innamorano dell'idea del film - nell'Isola si continua a fare cinema.
In questo momento l'impegno è su due fronti
Sì, con due film molto diversi: se “I bambini della sua vita” di Peter Marcias è un'opera contemporanea, gli abiti de “Su Re” di Giovanni Columbu guardano al passato, sono i vestiti della quotidianità di una Sardegna antica, alcuni autentici e preziosissimi (ho fatto una tesi sui costumi sardi d'epoca).
![Stefania Grilli e attrezzi del mestiere Stefania Grilli e attrezzi del mestiere](images/stories/G/GRILLINISTEFANIA/grilliacabbadora2.jpg)
E' una storia contemporanea, si svolge ai giorni nostri con uno scarto temporale minimo: torniamo indietro di un paio d'anni, a fine anni '90, ma ora siamo nel 2000! Ambientata in una città italiana, che è Cagliari, riconoscibilissima nella varietà dei suoi paesaggi, dai quartieri storici al porto, con i suoi angoli più segreti e suggestivi, ma potrebbe essere Roma o Milano: nessuna nota folkloristica, ma un respiro volutamente “nazionale”. Quindi un'epoca apparentemente più semplice da ricostruire, ma in realtà è un lavoro molto delicato: bisogna stare attenti all'aspetto psicologico di ogni personaggio. Proprio nella diversità di stili e nell'infinita possibilità di combinazioni, gli abiti devono corrispondere al carattere: sono importanti i dettagli, le sfumature.
In particolare?
Ci sono dei personaggi identificati con dei colori, e lo stile di abbigliamento di ciascuno rappresenta una nota particolare nelle scene corali. Parlo soprattutto dei giovani, tra cui vige anche maggiore libertà nel vestire: per esempio ci son ragazzi indirizzati su un genere più intellettuale-studente, piuttosto che il tipo della frequentatrice da discoteca, e anche nelle scene d'insieme una dei protagonisti appare più “colorata”.
![Stefania Grilli sul set di ''Su Re'' Stefania Grilli sul set di ''Su Re''](images/stories/G/GRILLINISTEFANIA/grillisure.jpg)
Sì, volendo. In fondo lavoriamo per immagini e sull'immaginario! Il mio lavoro parte dalla sceneggiatura, dalla descrizione dei protagonisti e delle altre figure, diciamo, di contorno; per gli attori all'inizio mi baso sulle fotografie, l'incontro spesso avviene sul set, o quasi, ed è un passaggio ulteriore.
E le scarpe (suonerà un po' fetish)?
Le scarpe sono un elemento abbastanza importante, infatti è una ricerca che richiede un po' più di tempo: spesso si identifica un personaggio con una calzatura (come accade nella vita, magari degli stivali così comodi che non ce li toglieremmo mai), o due diversi tipi di scarpe che riflettono un cambio di situazione, tra sera o mattina, diversi momenti o più giorni. Io cerco sempre di non calcare la mano, di non esagerare; troppi segni, troppi cambiamenti inducono confusione, se non sono funzionali al film distraggono inutilmente l'attenzione: non m'interessa l'effetto “sfilata di moda”, preferisco lavorare per sottrazione.
![Stefania Grilli sul set di ''Treulababbu'' Stefania Grilli sul set di ''Treulababbu''](images/stories/G/GRILLINISTEFANIA/grillitreulababbu.jpg)
In realtà all'inizio tutti i personaggi sono in primo piano. Certo davanti ad artisti importanti ci può essere un po' di emozione, ma la cura, l'attenzione è la stessa; in un film in abiti contemporanei può anche capitare che ad un attore o un'attrice si chieda di portare qualche pezzo, pantaloni o una giacca, che può aiutare l'interprete a sentirsi a proprio agio nei panni del personaggio.
Una curiosità: com'è approdata al cinema?
Ho sempre voluto fare solo questo: così mi son iscritta all'artistico, poi all'Accademia di Belle Arti a Bologna e subito ho cominciato a lavorare in teatro; poi mi son innamorata del cinema e ho avuto la fortuna di incontrare Salvatore Mereu. E dopo “Ballo a tre passi” ho deciso di restare in Sardegna e come me tanti altri, si son create tante sinergie, c'era un grandissimo entusiasmo e pian piano son nate e cresciute tante professionalità. Anche se non mancano le difficoltà (e qualche delusione: la Legge Regionale aveva suscitato molte, forse troppe aspettative, e servirebbe una Film Commission come quella di Torino!), in particolare nel mio lavoro, perché l'idea della sponsorizzazione non è ancora diffusa – i commercianti offrono il loro sostegno non per un ritorno economico ma perché s'innamorano dell'idea del film - nell'Isola si continua a fare cinema.
![Stefania Grilli sul set di ''Per Sofia'' Stefania Grilli sul set di ''Per Sofia''](images/stories/G/GRILLINISTEFANIA/grillisofia.jpg)
Sì, con due film molto diversi: se “I bambini della sua vita” di Peter Marcias è un'opera contemporanea, gli abiti de “Su Re” di Giovanni Columbu guardano al passato, sono i vestiti della quotidianità di una Sardegna antica, alcuni autentici e preziosissimi (ho fatto una tesi sui costumi sardi d'epoca).
E per il futuro?
Un progetto che partirà credo a giugno, ma la preparazione è iniziata da tempo: un medio o cortometraggio di una regista che ha vinto il Solinas e ha ottenuto il contributo dell'ISRE, ambientato in Sardegna nel 1938. Dovrebbero essere tutti costumi originali: una lunga ricerca! Poi altre idee e ipotesi, ma per ora sono volo voci, è presto per parlarne.
Tornando al film di Marcias, ha parlato di alcune sottolineature di colore: quale?
C'è un po' di rosso.
![Stefania Grilli Stefania Grilli](images/stories/G/GRILLINISTEFANIA/grilliacabbadora.jpg)
Ma in fondo, come diceva Oscar Wilde, “Nel bene o nel male purché se ne parli” (There is only one thing in the world worse than being talked about, and that is not being talked about)!